
39 ANNI FA VENIVA ASSASSINATO IL DEPUTATO PROMULGATORE DELLA LEGGE CHE ISTITUÌ IL REATO DI ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO.
SINDACALISTA DA GIOVANE…
Nasce a Palermo nel 1927. Figlio di contadini e cresciuto nelle più precarie delle condizioni economiche, fin da ragazzo si impegna nella lotta per la liberazione delle terre appartenenti a Cosa Nostra. Non ancora diciottenne diventa sindacalista per la Federterra, poi responsabile giovanile della CGIL e infine, aderendo al Partito comunista italiano (PCI), assume il ruolo di responsabile della commissione giovanile regionale.
Sono due i momenti salienti nella carriera sindacalista di Pio La Torre.
Il primo: nel 1949, mentre è membro del Consiglio Federale del PCI e a capo del movimento dei braccianti, occupa il feudo di Strasatto, appartenente al mafioso Luciano Leggio. L’anno precedente, per l’occupazione di quello stesso feudo, Cosa Nostra aveva ucciso il sindacalista corleonese Placido Rizzotto.
Il secondo: nel 1950 viene arrestato per tentato omicidio e sconta 17 mesi di carcere all’Ucciardone.
La sua colpa? Aver tentato di sedare uno scontro fra contadini manifestanti e forze dell’ordine durante la misurazione e la lottizzazione delle terre incolte in un centro agricolo di Palermo.
Conclude la sua carriera nel sindacato nel 1962.

…POLITICO DA GRANDE
Dopo aver ricoperto la carica di segretario regionale del PCI, nel 1963 viene eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana.
A partire dal 1969 dirige, a Roma, la Commissione agraria e quella meridionale; ma la svolta avviene 3 anni più tardi, quando, eletto alla Camera dei Deputati, entra a far parte della momentanea Commissione Parlamentare Antimafia.
Nel 1976 il deputato Pio La Torre e il magistrato Cesare Terranova cofirmano la relazione di minoranza, esito del loro lavoro in Commissione. Un documento in cui vengono messi in risalto i rapporti tra mafia, imprenditoria e, soprattutto, con politici di rilievo della Democrazia Cristiana. 31 marzo 1980. Presenta alla Camera dei Deputati la proposta di legge n.1581. Sono tre le cose che chiede.
- Chiede che venga introdotto nel codice penale un articolo che preveda il reato di associazione di stampo mafioso, volendo così escludere la mafia dal semplice reato di associazione per delinquere, al quale fino ad all’ora si era fatto inefficacemente ricorso.
- Chiede che nei confronti dei condannati venga applicato il sequestro e la confisca dei beni.
- Chiede che venga istituita una Commissione parlamentare di controllo e vigilanza, permanente che riconoscesse la mafia come associazione criminale.
Nel 1981, dopo svariati omicidi eccellenti di Cosa Nostra, incluso quello del suo amico cofirmatario Terranova, e con la seconda guerra di mafia in corso, decide di tornare in Sicilia.
A Palermo assume la carica di segretario regionale e si mette a capo del movimento pacifista contrario all’installazione degli euromissili nella provincia di Ragusa

UNA LEGGE POST MORTEM
30 aprile 1982. Pio La Torre e il suo autista compagno di partito, Rosario Di Salvo, vengono uccisi a bordo di una Fiat 132.
Quella sera stessa atterra a Palermo il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nominato dal Governo, Prefetto della città per contrastare il fenomeno mafioso.
Tre mesi dopo, il 3 settembre, il generale, sua moglie e l’agente di scorta, vengono uccisi nella strage di via Carini.
In “memoria” del deputato e del generale, il 13 settembre viene promulgata la Legge n.646 Rognoni – La Torre (qui pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), con cui si introduce nel codice penale l’articolo 416 bis, l’associazione di stampo mafioso ora è reato.
Grazie a questo nuovo articolo, nel 1986, si potrà istituire il Maxiprocesso e condannare Cosa Nostra.