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74esimo Locarno film Festival: tra sorprese, cult e anteprime – parte 1

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Si è con­clu­sa da poco più di un mese la 74esima edi­zio­ne del Locar­no film festi­val, dopo un anno d’assenza a cau­sa del­la pan­de­mia da covid-19. Duran­te l’evento, svol­to­si dal 4 al 14 ago­sto nel can­ton Tici­no in Sviz­ze­ra, sono sta­ti pro­iet­ta­ti più di 200 film tra ante­pri­me mon­dia­li, inter­na­zio­na­li, retro­spet­ti­ve, cor­to­me­trag­gi e tan­to altro. L’obiettivo di que­sto pri­mo arti­co­lo è quel­lo di par­la­re di alcu­ni dei pro­dot­ti più rile­van­ti pro­iet­ta­ti, e visio­na­ti, duran­te lo svol­gi­men­to del festi­val.

MAD GOD 

 

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Mad God” è sicu­ra­men­te uno dei pro­dot­ti più inte­res­san­ti usci­ti nel cor­so di que­sto 2021 che, dal pun­to di vista cine­ma­to­gra­fi­co, sem­bre­reb­be star pia­no pia­no tro­van­do la famo­sa luce in fon­do al tun­nel.

Quest’opera è frut­to del genio di Phil Tip­pett, leg­gen­da nel cam­po degli effet­ti spe­cia­li e visi­vi. Egli è infat­ti il respon­sa­bi­le degli effet­ti die­tro la tri­lo­gia ori­gi­na­le di “Star Wars”, “Juras­sic Park”, “Robo­cop”, “Star­ship Troo­pers” e mol­ti altri film. Insom­ma: un uomo che ha rivo­lu­zio­na­to il set­to­re mol­te­pli­ci vol­te.

Dopo una gesta­zio­ne dura­ta la bel­lez­za di trent’anni, il suo pro­get­to “Mad God” ha final­men­te visto la luce. Un film muto, com­po­sto solo da musi­ca e suo­ni che, pur mischian­do mol­te­pli­ci tec­ni­che d’animazione, ha come base l’uso del­la stop-motion.

Si trat­ta di un film asso­lu­ta­men­te di nic­chia, in quan­to le imma­gi­ni e la mes­sa in sce­na rag­giun­go­no una del­le mas­si­me espres­sio­ni del grot­te­sco, del devian­te, del distur­ban­te, ma tut­to ciò risul­ta fun­zio­na­le al rac­con­to e alle chia­vi di let­tu­ra inter­pre­ta­bi­li dal­lo spet­ta­to­re. La sto­ria di un sol­da­to, pro­ba­bil­men­te mem­bro del­la resi­sten­za, che scen­de nel­le cavi­tà di ciò che è rima­sto del mon­do per come cono­sciu­to con l’intento di pian­ta­re e far deto­na­re un ordi­gno.

“Mad God” è un film che par­la di cor­ru­zio­ne uma­na, divi­na e di vita. Esso mostra tut­ta la vio­len­za dell’uomo e di come que­sta vie­ne impie­ga­ta per gene­ra­re la vita e tut­te le con­se­guen­ze del caso. L’opera sfrut­ta anche varie cita­zio­ni all’espressionismo tede­sco, a “Twin Peaks” e a “2001 Odis­sea nel­lo spa­zio” per aumen­ta­re il sen­ti­men­to di disa­gio nel­lo spet­ta­to­re ed innal­za­re il signi­fi­ca­to dei mes­sag­gi cela­ti.

TERMINATOR

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Duran­te ogni edi­zio­ne del festi­val, per un moti­vo o per un altro, ven­go­no sem­pre ripro­po­sti vari clas­si­ci impres­si nel­la memo­ria degli spet­ta­to­ri e del­la cine­ma­to­gra­fia mon­dia­le. Que­sto capo­la­vo­ro usci­to nel 1984 tar­ga­to James Came­ron è sola­men­te uno dei mol­te­pli­ci esem­pi.

In un futu­ro ormai domi­na­to dal­le mac­chi­ne, un pic­co­lo grup­po di sol­da­ti ten­ta di resi­ste­re e di com­bat­te­re. John Con­nor, il lea­der, invia indie­tro nel tem­po un suo fida­to sol­da­to per cer­ca­re di pro­teg­ge­re Sara Con­nor, la madre, minac­cia­ta da un auto­ma man­da­to a sua vol­ta indie­tro nel tem­po dal­le mac­chi­ne per ucci­de­re la don­na ed impe­di­re così la nasci­ta del lea­der del­la resi­sten­za. Ha così ini­zio una cac­cia all’uomo carat­te­riz­za­ta da inse­gui­men­ti, spa­ra­to­rie, con­flit­ti ed un repar­to tec­ni­co che ha fat­to la sto­ria del cine­ma.

SAFETY LAST!

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Usci­to nel 1923 ed inter­pre­ta­to da Harold Lloyd, “Safe­ty last!” è sicu­ra­men­te uno dei sim­bo­li rap­pre­sen­ta­ti­vi del sot­to­ge­ne­re “slap­stick”. Esso carat­te­riz­za quei pro­dot­ti usci­ti nei pri­mis­si­mi decen­ni del Nove­cen­to duran­te il perio­do del cine­ma muto, aven­ti come ful­cro la comi­ci­tà espres­sa 

tra­mi­te il lin­guag­gio del cor­po e del­le gag di natu­ra sem­pli­ce, ma effi­ca­ci per far ride­re lo spet­ta­to­re.

“Safe­ty last!” film nar­ra la sto­ria di Harold, un gio­va­ne uomo inten­to a cer­ca­re for­tu­na in una cit­tà più gran­de del pae­si­no in cui vive. Il pro­ta­go­ni­sta ini­zia a lavo­ra­re in un nego­zio di sar­to­ria e nei suoi pia­ni ipo­tiz­za di poter sca­la­re in poco tem­po la vet­ta gerar­chi­ca dell’azienda per rico­pri­re ruo­li sem­pre più impor­tan­ti. Natu­ral­men­te, come si può facil­men­te intui­re, tale pia­no non si con­cre­tiz­ze­rà affat­to, dan­do così vita ad una serie di gag all’interno del posto di lavo­ro, inclu­den­do vari per­so­nag­gi come per­si­no la fidan­za­ta del­lo stes­so Harold che però cre­de anco­ra che egli sia già diven­ta­to un pez­zo gros­so.

Fini­sce qui la pri­ma par­te dedi­ca­ta al Festi­val e in atte­sa del­la pros­si­ma ricor­da­te che il cine­ma è arte, cul­tu­ra e cono­scen­za.

Jaco­po Grep­pi