mafia, cosa nostra, storia, giornalismo

9 MAGGIO 1978. COSA NOSTRA UCCIDE IL GIORNALISTA PEPPINO IMPASTATO

43 ANNI FA VENIVA ASSASSINATO IL GIORNALISTA PEPPINO IMPASTATO: COLUI CHE DEFINIVA LA MAFIA «UNA MONTAGNA DI MERDA». RIPERCORRIAMO LA SUA STORIA.

DA PREDESTINATO…

Giu­sep­pe “Pep­pi­no” Impa­sta­to nasce il 5 gen­na­io 1945 a Cini­si, in pro­vin­cia di Paler­mo. Nasce nel­la fami­glia più impor­tan­te e influen­te del pae­se. Fin da bam­bi­no è pre­de­sti­na­to ad ere­di­ta­re il posto di suo padre e di suo zio, Cesa­re Man­zel­la. Il posto di capo­ma­fia di Cini­si.

Cre­sciu­to e alle­va­to in una fami­glia mafio­sa, la vita di Pep­pi­no cam­bia il 26 apri­le 1963, ha 15 anni quan­do suo zio vie­ne ucci­so con un’autobomba duran­te la Pri­ma guer­ra di mafia.
È il trau­ma per la mor­te del­lo zio a ispi­ra­re il suo impe­gno anti­ma­fia, non vuo­le appar­te­ne­re ad un mon­do in cui si deci­de del­la mor­te altrui e si ese­guo­no ese­cu­zio­ni bru­ta­li.

Il padre lo cac­cia da casa Impa­sta­to, casa che, come ricor­de­rà il regi­sta Mar­co Tul­lio Gior­da­na, dista solo cen­to pas­si dall’abitazione del nuo­vo boss di Cini­si, Gae­ta­no Bada­la­men­ti.

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… A OPPOSITORE

A 17 anni ade­ri­sce al PSIUP (Par­ti­to Socia­li­sta Ita­lia­no di Uni­tà Pro­le­ta­ria) e fon­da il gior­na­li­no “L’Idea socia­li­sta”. Nel 1968 si uni­sce ai grup­pi del­la Nuo­va Sini­stra per lot­ta­re a fian­co dei con­ta­di­ni espro­pria­ti del­le pro­prie ter­re a cau­sa del­la costru­zio­ne del­la ter­za pista dell’aeroporto di Paler­mo. All’impegno poli­ti­co alter­na quel­lo cul­tu­ra­le fon­dan­do nel 1975 il grup­po “Musi­ca e cul­tu­ra”, pro­mo­to­re di atti­vi­tà let­te­ra­rie, cine­fi­le e musi­ca­li.

La sua lot­ta alla mafia si con­cre­tiz­za nel 1977, quan­do a Ter­ra­si­ni, comu­ne accan­to Cini­si, fon­da Radio Aut, una radio libe­ra auto­fi­nan­zia­ta dedi­ta a denun­cia­re i nuo­vi traf­fi­ci inter­na­zio­na­li di dro­ga gra­zie al con­trol­lo, del­la fami­glia Bada­la­men­ti, sull’aeroporto. Pro­gram­ma di pun­ta è “Onda paz­za”, tra­smis­sio­ne sati­ri­ca in cui Pep­pi­no non ha pau­ra di sbef­feg­gia­re e deri­de­re poli­ti­ci e mafio­si.

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UN TERRORISTA O UN SUICIDA?

Nel 1978 deci­de di can­di­dar­si, con Demo­cra­zia Pro­le­ta­ria, alle ele­zio­ni comu­na­li del 14 mag­gio. L’intensa cam­pa­gna elet­to­ra­le e i con­ti­nui attac­chi a Bada­la­men­ti decre­ta­no la sua con­dan­na a mor­te. La not­te tra l’8 e il 9 mag­gio vie­ne rapi­to, lega­to, immo­bi­liz­za­to sui bina­ri del­la fer­ro­via e, con una cari­ca di tri­to­lo, fat­to sal­ta­re in aria. La stam­pa loca­le e la magi­stra­tu­ra par­la­no pri­ma di un atten­ta­to, in cui Impa­sta­to sareb­be l’attentatore che avreb­be per­so la vita, poi di sui­ci­dio. Nel frat­tem­po, a livel­lo nazio­na­le, la mor­te del gior­na­li­sta tren­ta­treen­ne pas­sa in secon­do pia­no e non vie­ne per nien­te trat­ta­ta.

Nel­la stes­sa mat­ti­na­ta a Roma, in via Cae­ta­ni, nel bau­le di una Renault 4 ros­sa, vie­ne ritro­va­to dopo 55 gior­ni di pri­gio­nia, il cor­po dell’on. pre­si­den­te del­la Demo­cra­zia Cri­stia­na, Aldo Moro.

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