
Artemisia annua, comunemente nota come Artemisia annuale, è una pianta erbacea originaria della Cina, ora naturalizzata in molti paesi, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Estratti di questa pianta venivano utilizzati dalla medicina tradizionale cinese per curare la malaria, una malattia causata da parassiti protozoi del genere Plasmodium.
a malaria si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles, che rappresentano i vettori della malattia. Nel 2018, secondo i dati riportati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il numero di casi stimati globalmente erano 228 milioni e 405 mila il numero stimato di decessi. Inoltre, l’85% dei decessi per malaria è concentrato in 19 paesi dell’Africa Sub-Sahariana e in India.
Per ottenere l’estratto, la pianta veniva messa in acqua e portata ad ebollizione. Tuttavia, questo passaggio finiva per danneggiare il principio attivo in essa contenuto e rendeva l’estratto meno efficace nella cura della malattia.
Nel 1972, la ricercatrice cinese Tu Youyou isolò per la prima volta, da Artemisia annua, a basse temperature (35°C), l’artemisinina. Questa scoperta le valse il premio Nobel per la medicina, nel 2015.
COS’è L’ARTEMISININA?
L’artemisinina è una molecola molto complessa dal punto di vista strutturale, appartenente alla classe dei terpeni (o terpenoidi), importanti metaboliti secondari prodotti dalle piante. L’artemisinina si accumula nella pianta a livello dei tricomi fogliari, piccoli gambi verdi, germogli, fiori e semi e più in generale, il contenuto varia a seconda dello stadio di sviluppo della pianta.
La componente chiave, responsabile dell’attività antimalarica della molecola, è il legame perossidico O-O (indicato dalla freccia rossa). E’ proprio questo legame che, alle elevate temperature raggiunte con l’ebollizione viene rotto, modificando la molecola, rendendola meno attiva.
CHE COSA SUCCEDE IN PRESENZA DI ARTEMISININA?
Normalmente, il plasmodio metabolizza quasi il 25% dell’emoglobina presente nei globuli rossi.
In presenza di artemisinina, lo ione ferroso del gruppo eme va a ridurre il legame perossidico dell’artemisinina, con conseguente formazione di radicali, che sono tossici per il parassita stesso.

PRODUZIONE BIOTECNOLOGICA DI ARTEMISININA
Poiché l’artemisinina si è rivelata un composto estremamente utile per il trattamento della malaria, è necessario che venga prodotta in grande quantità. Tuttavia, Artemisia annua ne contiene solo una piccolissima frazione e l’artemisinina naturale è troppo costosa. Pertanto, per consentirne la produzione su larga scala, sono state messe a punto diverse strategie di produzione, sia attraverso metodi non molecolari (es. colture in vitro, incrocio selettivo di varietà ad alta produttività ecc.), sia attraverso metodi molecolari, come l’utilizzo di specie di Artemisia ingegnerizzate con vari geni o l’utilizzo di altri organismi in cui siano stati trasferiti geni di Artemisia (sistemi eterologhi). I metodi non molecolari sono di facile applicazione e certamente non comportano implicazioni etiche.
Ancora una volta le piante vengono in nostro soccorso, in questo caso come fonte di ispirazione per la produzione a livello industriale di importantissimi composti, perché è bene ricordare che i numerosi principi attivi delle nostre medicine sono in gran parte di origine vegetale e l’artemisinina ne è solo uno dei tanti esempi.
Di Noemi La Monaca