
Quando lo scorso febbraio ebbi la fortuna di vedere le magiche luci del Nord danzare nel cielo sopra di me, realizzai che di Aurora Boreale non ci avevo mai davvero capito molto.
Avevo trascorso una vita intera ad aspettare quel momento: dal giorno in cui la me bambina aveva visto l’Aurora in una scena del film Disney “Koda, fratello orso”, ho avuto quasi vent’anni di tempo per prepararmi.
In attesa che il mio sogno si esaudisse, mi informavo per capire dove e quando sarei dovuta andare per vedere l’Aurora Boreale più bella; guardavo le foto che le altre persone postavano sui social e cercavo video tutorial per imparare a farne di altrettanto spettacolari.
Anche quando finalmente il mio sogno era a solo poche ore dal realizzarsi, a bordo di quel treno che sfrecciava senza sosta verso Kiruna, località della Lapponia svedese, non facevo altro che controllare l’app My Aurora che mi permetteva di capire a che ora e con quale intensità le luci sarebbero apparse nel cielo quella notte.
A livello pratico, insomma, ero la persona più preparata che ci fosse. Ancora non sapevo, però, che alle luci del Nord non ci si può preparare. L’Aurora Boreale, quella sera, sarebbe riuscita a sorprendermi lo stesso, rendendo tutte le mie ricerche e tutti i miei calcoli completamente unitili.

Ma facciamo un piccolo passo indietro. Sapete qual è la storia dell’Aurora Boreale? Il fenomeno delle “Northern lights”, che grazie al fisico norvegese Kristian Birkeland sappiamo essere un evento prodotto dal flusso di radiazioni solari che entrano in contatto con il campo magnetico della Terra, ha intimorito ed affascinato le popolazioni del Nord per ben 25 secoli, arco di tempo durante il quale sono sorte moltissime spiegazioni fantastiche e storie tradizionali.
Secondo un antico mito finlandese, ad esempio, a causare l’Aurora sarebbe nient’altro che la coda di una volpe magica che, urtando la coltre di neve, provoca delle scintille in cielo.
In altre culture antiche, ancora, un bambino concepito sotto un cielo illuminato dalle luci del Nord sarà per sembra baciato dalla fortuna.
Altre leggende, invece, assumono toni più macabri, sostenendo che i toni del rosso che l’Aurora sporadicamente assume vanno a significare lo spargimento di sangue e vengono interpretati come il cattivo presagio di una prossima guerra. Con “Koda, fratello orso”, infine, la Disney si è probabilmente ispirata alla credenza di moltissime popolazioni di eschimesi secondo la quale l’Aurora Boreale sarebbe causata dagli spiriti dei morti.
Nonostante prima di partire per il mio fine settimana in Lapponia Svedese fossi già in buona parte consapevole dell’esistenza di tutte queste storie divine attribuite alle origini dell’Aurora Boreale, non ci avevo prestato più di tanta attenzione. Un po’ mi vergogno ad ammettere che la mia più grande preoccupazione all’epoca fosse quella di farmi sfuggire il momento e di tornarmene a casa senza una bella foto da mostrare ai miei amici o da pubblicare su Instagram.
continua…
Federica Bareato