Andalusia, storia, museo

BREVE VIAGGIO IN ALMERÍA

Alme­ría, ter­ra ari­da ma ric­ca di sapo­ri, deser­ta ma pie­na di tra­di­zio­ni. L’incontro per­fet­to tra il mon­do spa­gno­lo e ara­bo dove con­vi­vo­no e si uni­sco­no aspet­ti diver­si ma ugual­men­te affa­sci­nan­ti. Visi­ta­re Alme­rìa signi­fi­ca lasciar­si coin­vol­ge­re dal­la pas­sio­ne gita­na ed abban­do­nar­si alla mera­vi­glia di diver­se cul­tu­re.

Alme­ría è un comu­ne spa­gno­lo situa­to nel­la comu­ni­tà auto­no­ma dell’Anda­lu­sia e bagna­to dal Medi­ter­ra­neo. Il comu­ne com­pren­de anche l’isola di Albo­rán tra la Spa­gna e Maroc­co. L’influenza ara­ba, pro­prio per la posi­zio­ne geo­gra­fi­ca, è mol­to pre­sen­te nel­la sto­ria e nel­le tra­di­zio­ni del luo­go. Anche se que­sto comu­ne è con­si­de­ra­to la patria di una spe­cia­li­tà tut­ta spa­gno­la: le tapas. Il buon cibo è uno dei pun­ti for­ti del ter­ri­to­rio tan­to che duran­te il 2019 Alme­ría è sta­ta capi­ta­le spa­gno­la del­la gastro­no­mia. Anche le rino­ma­te uve da tavo­la, col­ti­va­te nell’entroterra, sono espor­ta­te ed apprez­za­te in tut­ta Euro­pa.

La sto­ria
Dap­pri­ma Alme­ría, sot­to il domi­nio roma­no, ven­ne chia­ma­ta “por­tus magnus” ed uti­liz­za­ta come por­to a cau­sa del­la sua otti­ma posi­zio­ne. Il suo nome attua­le deri­va dall’arabo al-Miriya (“lo spec­chio”) o al-Mera­ya (“tor­re di osser­va­zio­ne”), gra­zie al magni­fi­co castel­lo more­sco, l’Alcazaba, un’antica for­tez­za costrui­ta nel seco­lo VIII e distrut­ta nel 1522 da un ter­re­mo­to. È costi­tui­ta da un tri­pli­ce giro di mura, un poten­te maschio e mera­vi­glio­si giar­di­ni. Al di sot­to si esten­de un magni­fi­co bian­co quar­tie­re di aspet­to ara­bo.

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La cit­tà ven­ne fon­da­ta dal calif­fo Abd al-Rah­man III di Cor­do­va nel 955 come prin­ci­pa­le por­to del suo domi­nio e per rin­for­za­re le sue dife­se nel Medi­ter­ra­neo con­tro il calif­fa­to dei Fati­mi­di, in Tuni­sia.
Duran­te il domi­nio isla­mi­co, diven­ne un emi­ra­to indi­pen­den­te e cen­tro cul­tu­ra­le e arti­sti­co. Del lun­go perio­do di domi­na­zio­ne more­sca che va dal 711 al 1489 con­ser­va anco­ra l’intricata pla­ni­me­tria e l’essenza ara­ba che ritro­via­mo nei sapo­ri e tra­di­zio­ni tipi­che del luo­go. Suc­ces­si­va­men­te entrò a far par­te del­la Casti­glia e diven­tò un impor­tan­te sede vesco­vi­le. La con­ti­nua coe­si­sten­za di mon­do ara­bo e cri­stia­no è visi­bi­le nel­la Cate­dral de la Encar­na­ción: una cat­te­dra­le con l’aspetto di una for­tez­za, dota­ta di tor­ri, mer­la­tu­re e cam­mi­no di ron­da che ser­vi­va­no da dife­sa con­tro i pira­ti che infe­sta­va­no il mar Medi­ter­ra­neo. In ori­gi­ne era una moschea poi tra­sfor­ma­ta in chie­sa, distrut­ta dal ter­re­mo­to del 1522, fu rico­strui­ta nel XVI seco­lo ingen­ti­len­do in for­me rina­sci­men­ta­li le mura­glie ori­gi­na­rie.

Bar­rio de la Chan­ca
È il quar­tie­re che sor­ge sui fian­chi del­la col­li­na ed è mol­to carat­te­ri­sti­co, con le sue case sca­va­te nel tufo. La zona è pre­va­len­te­men­te abi­ta­ta da gita­nos, una comu­ni­tà mol­to uni­ta che con­ser­va anco­ra le tra­di­zio­ni più anti­che. Carat­te­riz­za­ti da un orgo­glio­so spi­ri­to di appar­te­nen­za, i gita­ni, ani­ma­no que­sto ter­ri­to­rio con musi­che e dan­ze.
A que­sto pro­po­si­to è viva­men­te con­si­glia­to il libro di Gerald Bre­nan, “A sud di Gra­na­da”, che offre un inte­res­san­te spac­ca­to di vita, carat­te­ri­sti­co di que­sti ter­ri­to­ri.

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Il Museo di Alme­ría
Inau­gu­ra­to nel 2006, il Museo è sta­to pre­mia­to con una men­zio­ne d’onore nel con­cor­so “Museo Euro­peo dell’Anno” per la sua archi­tet­tu­ra moder­na e futu­ri­sta. Nono­stan­te le appa­ren­ze, que­sto è un museo archeo­lo­gi­co strut­tu­ra­to su tre pia­ni che acco­glie reper­ti pre­i­sto­ri­ci dell’età del Neo­li­ti­co e del bron­zo. Qui è pre­sen­te anche una col­le­zio­ne di arte isla­mi­ca con espo­ste lapi­di fune­ra­rie, di cui Alme­ría fu un fon­da­men­ta­le cen­tro crea­ti­vo e pro­dut­ti­vo.
Il Museo di Alme­ría è la più impor­tan­te isti­tu­zio­ne musea­le del­la pro­vin­cia omo­ni­ma, e vi si con­ser­va la mag­gio­re e più rap­pre­sen­ta­ti­va col­le­zio­ne di reper­ti archeo­lo­gi­ci del­la stes­sa.
Inau­gu­ra­to nel 2006, il Museo è sta­to pre­mia­to con una men­zio­ne d’onore nel con­cor­so “Museo Euro­peo dell’Anno” per la sua archi­tet­tu­ra moder­na e futu­ri­sta.
Il pri­mo ten­ta­ti­vo di crea­re un museo ad Alme­ría risa­le al XIX seco­lo. Ver­so il 1880 l’ingegnere bel­ga Louis Siret sco­prì quel­li che a tutt’oggi sono con­si­de­ra­ti i prin­ci­pa­li gia­ci­men­ti pre­i­sto­ri­ci del­la regio­ne. Siret for­me­rà un’importante col­le­zio­ne di reper­ti, che alla fine dei suoi gior­ni done­rà al Museo Archeo­lo­gi­co Nazio­na­le, con l’espresso desi­de­rio che una par­te di que­sti riman­ga­no e si con­ser­vi­no ad Alme­ría. Ma all’interno del­la sua col­le­zio­ne non figu­re­ran­no mai i reper­ti che Louis Siret vol­le che restas­se­ro nel ter­ri­to­rio.

L’edificio odier­no è strut­tu­ra­to su tre pia­ni nei qua­li è espo­sta la col­le­zio­ne museo­gra­fi­ca, pre­va­len­te­men­te dedi­ca­ta alla pre­i­sto­ria recen­te, ovve­ro al neo­li­ti­co e alle età del rame e del bron­zo. Al suo inter­no tro­via­mo anche la famo­sa colon­na stra­ti­gra­fi­ca vol­ta a rap­pre­sen­ta­re in modo chia­ro i vari perio­di sto­ri­ci, soprat­tut­to del­la pre­i­sto­ria.

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Curio­si­tà
Alme­ría è anche lo sce­na­rio di un’intrigante serie TV, facil­men­te repe­ri­bi­le su Net­flix: “Mar de pla­sti­co”. L’aridità di que­sta regio­ne può esse­re con­si­de­ra­ta una dei pro­ta­go­ni­sti del­la serie , in quan­to gli avve­ni­men­ti più salien­ti e tal­vol­ta maca­bri sono costan­te­men­te avvol­ti dal miste­ro del deser­to. È coin­vol­ta anche una comu­ni­tà di gita­ni che mostra quan­to le tra­di­zio­ni anti­che fac­cia­no anco­ra par­te del­la loro vita.