
Eccoci qua, la sessione d’esame si avvicina e migliaia di studenti universitari si preparano a dare gli esami: scritti, orali o misti. Questo significa studio, tanto studio e quindi tante ore svegli sui libri e sulle amate sbobine.
Per poter reggere il carico di lavoro e rimanere sempre reattivi la maggior parte degli studenti ricorre a bevande stimolanti come il caffè o il tè. Infatti circa l’80% degli italiani beve almeno un espresso al giorno.
Ma come funziona la caffeina? Questa magica molecola capace di resuscitare uno zombie e renderlo capace di studiare 600 pagine alla settimana?
Anzitutto facciamo le presentazioni così da risolvere ogni ragionevole dubbio: la 1,3,7-trimetilxantina è nota sia come caffeina che come teina. Essa infatti è presente in varie piante, come quelle di caffè, thè, mate, guaranà e cola.
É interessante notare come le foglie di thè abbiano un contenuto in caffeina circa doppio (2-4%) rispetto ai semi di caffè (1-2%); tuttavia, a causa del diverso metodo estrattivo, l’infuso contiene all’incirca quattro volte meno caffeina del percolato.
Nel thè inoltre è presente la Teofillina e nel cacao la Teobromina.
La caffeina ha la capacità di passare velocemente la barriera emato-encefalica, una barriera che filtra le sostanze in arrivo nel nostro cervello, proteggendolo. Serve infatti meno di mezz’ora dall’assunzione perché ciò avvenga.
Una volta entrata la caffeina inizia a competere con un’altra molecola, per rubarle il sito di legame con il suo recettore. La molecola in questione è l’adenosina, il cui sito di legame è perfetto anche per la caffeina.
Solitamente l’adenosina ha il compito di dirci quanto siamo stanchi: più molecole si legano ai recettori e più sentiremo la stanchezza.

Una curiosità è che l’ adenosina partecipa anche alla formazione della molecola di ATP (adenosin-trifosfato), ovvero la molecola dell’ energia, quella che consumiamo ogni volta che facciamo uno sforzo: sia che si respiri o che si faccia sport.
Tornando alla caffeina, questa è addirittura capace di “sfrattare” molecole di adenosina che si erano già legate ai recettori e di prenderne il posto. Così i recettori non possono percepire l’adenosina e noi pensiamo di essere svegli!
La caffeina poi favorisce il rilascio di due ormoni chiamati noradrenalina ed adrenalina, entrambi parte della famiglia delle catecolamine. Queste aumentano il nostro metabolismo, accrescono la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e gli atti respiratori.
Il suo metabolismo è tuttavia rapido e decisamente superiore rispetto ad altri stimolanti come le amfetamine. Già dopo 3-6 ore dall’assunzione i livelli plasmatici di caffeina si riducono del 50%.
Tuttavia é bene tenere a mente che il caffè moka tradizionale contiene una quantità superiore di caffeina rispetto ad un espresso, perciò ci vorrà un tempo diverso a metabolizzare la caffeina assunta con esso.
Inoltre nelle donne l’utilizzo di alcuni contraccettivi (etinilestradiolo) incrementa la durata di azione della caffeina di circa il 50%.
La caffeina é dunque una molecola molto potente e, se assunta con criterio, alleata di noi poveri studenti e di chiunque abbia bisogno di una “botta di vita” (passatemi il linguaggio poco scientifico). Bisogna però ricordarci che se assunta in dosi esagerate col tempo si sentiranno sempre meno i suoi effetti benefici! Mentre dopo un po’ di tempo sarà possibile vederne i danni…
Perciò per affrontare al meglio lo studio per la sessione d’esame oltre ad un buon caffè o tè, dobbiamo ricordarci di dormire! É stato infatti dimostrato che gli effetti della caffeina durano più a lungo in un organismo riposato anzichè in uno stanco!
Di Mariachiara Samorè
