Prima di aprire un link su vimeo, che ormai è l’equivalente di una serata al Litta, non avevo assolutamente idea di chi fosse Jèrome Tonnerre, autore di Confidenze troppo intime.
Piacevolissima scoperta poiché mi sono trovata davanti – quasi per sbaglio – a un qualcosa di molto particolare, immersa in una Parigi, siamo negli anni della Nouvelle Vague, teatro di equivoci geniali.

Una giostra di bugie e verità viene azionata dall’equivoco iniziale: Anna, impiegata in una boutique, sbaglia, volente o nolente, la porta dello studio dello psicanalista Monnier e finisce in quella di William, il commercialista dalla cravatta sempre perfetta.
In preda alla disperazione la donna vomita il suo disagio su William, che dopo poco capisce di essere stato scambiato per uno psicanalista. Ma la frittata è fatta, tutti i personaggi in scena partecipano di un meccanismo di finzione e verità, che li intriga, eccita, incuriosisce, e di cui sono sempre più consapevoli.
William, uomo modesto e timido, è sconcertato di questa apertura così intima di Anna, la sconosciuta che ha davanti, la quale ha bisogno di lui per sopperire alla mancanza di attenzioni di un marito maniaco del controllo, depresso, che la spinge ad avere nuovi rapporti, visto che lui “non la tocca più”.
Uno strano parallelismo si aggiunge a queste geometrie intime e connesse: William, in preda al disagio soddisfacente di quello strano equivoco, entra in analisi con i dottor Monnier.
Sarà proprio lui che lo spingerà a spiegare la situazione ad Anna, ma invano. Poiché ormai la giostra è partita e la donna ha identificato William come suo terapeuta, anche se di fatto, non lo è.
A completare l’intricata rete di rapporti si aggiunge la figura dell’ex moglie di William, colei che aveva allontano il suo commercialista, nonostante non smetta di averci rapporti, in virtù di un nuovo giovane palestrato. L’ex moglie è incuriosita, in qualche modo allarmata, dalla perdita dell’esclusività.
Il bandolo di questa intricata, ambigua, quanto matematica matassa verrà trovato nel momento in cui lo scopo delle varie terapie in corso verrà conseguito: ovvero quello di diventare autonomi e non averne più bisogno.
Geniale la gestione delle luci, che riesce a scandire precisamente e piacevolmente il tempo scenico delle situazioni dei vari rapporti separati, ma sempre interconnessi.
Consigliato se si vuole fare un viaggio negli anni 70 parigini, accompagnati da una colonna sonora molto piacevole, attraverso menti, pulsioni e dinamiche “proibite”.
Bianca Del Basso