DANTE700, Dante Alighieri, Storia, Letteratura italiana

DANTE700: Durante in arte Dante (parte 2)

DANTE700, Dante Alighieri, Storia, Letteratura italiana

1290-1301: La fami­glia, la car­rie­ra poli­ti­ca e l’esilio, di Duran­te di Ali­ghie­ro degli Ali­ghie­ri, in arte Dan­te.

UN UOMO CASA, CHIESA E… FINALMENTE LAVORO

Nei pri­mi anni del 1290 Dan­te è un uomo più che rea­liz­za­to, è un let­te­ra­to rico­no­sciu­to, è sta­to un cava­lie­re, appar­tie­ne ad un ceto ben agia­to del­la socie­tà ed è un padre di fami­glia; nel 1285 infat­ti ave­va spo­sa­to Gem­ma Dona­ti, figlia del­la fami­glia più espo­nen­te del­la nobil­tà guel­fa fio­ren­ti­na e madre dei tre figli del poe­ta: Jaco­po, Pie­tro e Anto­nia.

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L’unica cosa che gli man­ca è un lavo­ro. Vor­reb­be fare il poli­ti­co, ma non può.
Nel 1293, con gli Ordi­na­men­ti di giu­sti­zia, chi appar­tie­ne al ceto nobi­le, chi è un magna­te, vie­ne esclu­so dal­la poli­ti­ca cit­ta­di­na, i ruo­li isti­tu­zio­na­li devo­no esse­re rico­per­ti dai mem­bri del ceto bor­ghe­se iscrit­ti ad un’Arte.
Ma nel 1295, ven­go­no pro­mul­ga­ti i Tem­pe­ra­men­ti, con cui la clas­se nobi­lia­re vie­ne riam­mes­sa a rico­pri­re cari­che pub­bli­che a pat­to che i suoi mem­bri sia­no iscrit­ti ad un’Arte.
Infat­ti è iscri­ven­do­si all’Arte dei medi­ci e degli spe­zia­li che ini­zia la car­rie­ra poli­ti­ca di Dan­te.
Del suo cur­sus hono­rum non si sa mol­to, le poche infor­ma­zio­ni le si dedu­co­no da fon­ti secon­da­rie dell’epoca.
Nel 1295 entra nel Con­si­glio del popo­lo, dove ven­go­no rin­no­va­te le nor­me per l’elezione di prio­ri.
Nel 1296 fa par­te del Con­si­glio dei Cen­to, l’organo a capo del­la gestio­ne del dena­ro pub­bli­co.
Nel 1300, per il bime­stre 15 giu­gno-15 ago­sto, vie­ne nomi­na­to prio­re, la cari­ca più impor­tan­te del­la Repub­bli­ca fio­ren­ti­na.

1300:PAPA BONIFACIO VIII E I GUELFI NERI, LE DUE NEMESI DI DANTE

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Per Dan­te non pote­va esser­ci momen­to peg­gio­re per esse­re elet­to prio­re.
Firen­ze è spac­ca­ta in due. Il par­ti­to guel­fo, l’unico a capo del­la cit­tà, si è divi­so in due schie­ra­men­ti: da un lato i guel­fi neri, capeg­gia­ti dai Dona­ti, ari­sto­cra­ti­ci fau­to­ri di una poli­ti­ca filo-papa­le e dall’altro i guel­fi bian­chi, gui­da­ti dai Cer­chi, fami­glia bor­ghe­se e soste­ni­tri­ce di una poli­ti­ca di stam­po popo­la­re. Nono­stan­te Dan­te sia mari­to di una Dona­ti, sce­glie di schie­rar­si con Cer­chi.

Oltre alla “guer­ra civi­le” in cor­so Dan­te deve fare i con­ti anche con Boni­fa­cio VIII.
Pur essen­do un uomo di gran­dis­si­ma fede ed un gran soste­ni­to­re del ruo­lo del papa­to, il poe­ta con­si­de­ra papa Boni­fa­cio VIII l’emblema e il mas­si­mo pun­to di deca­den­za del­la mora­le del­la Chie­sa, non­ché soste­ni­to­re dei neri.
Nel ten­ta­ti­vo di rista­bi­li­re l’ordine e la pace, Dan­te appro­va l’esilio di otto espo­nen­ti dei guel­fi neri e set­te dei bian­chi. Ten­ta­ti­vo vanis­si­mo, dato che le uni­che cose che ottie­ne sono l’inasprirsi dell’inimicizie con i Dona­ti e l’inimicarsi anche la sua stes­sa fazio­ne.
La goc­cia che fa tra­boc­ca­re il vaso è l’arrivo a Firen­ze di Car­lo di Valois, invia­to dal pon­te­fi­ce, sot­to men­ti­te spo­glie di pacie­re, per appog­gia­re mili­tar­men­te i neri nel­la con­qui­sta del­la cit­tà.
Per con­tra­sta­re le mire ege­mo­ni­che del papa­to, Dan­te deci­de di par­ti­re alla vol­ta di Roma in veste di amba­scia­to­re. È l’ultima vol­ta che vede Firen­ze.

ESILIO IN CONTUMACIA

Il 9 novem­bre 1301, usan­do come pre­te­sto dei sub­bu­gli cit­ta­di­ni, Car­lo di Valois e i neri con­qui­sta­no Firen­ze con le armi. Vie­ne mes­so a capo del­la cit­tà Can­te Gabriel­li da Gub­bio, espo­nen­te del­la fazio­ne nera e per­se­cu­to­re dei bian­chi osti­li al papa.
Dan­te si tro­va anco­ra a Roma, trat­te­nu­to con pre­te­sti futi­li da Boni­fa­cio VIII, quan­do con le sen­ten­ze del 27 gen­na­io e del 10 mar­zo del 1302 vie­ne con­dan­na­to, in con­tu­ma­cia, all’esilio e in caso di suo ritor­no al rogo.

 

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«Ali­ghie­ri Dan­te è con­dan­na­to per barat­te­ria, fro­de, fal­si­tà, dolo, mali­zia, ini­que pra­ti­che estor­ti­ve, pro­ven­ti ille­ci­ti, pede­ra­stia, e lo si con­dan­na a 5000 fio­ri­ni di mul­ta, inter­di­zio­ne per­pe­tua dai pub­bli­ci uffi­ci, esi­lio per­pe­tuo, e se lo si pren­de, al rogo, così che muo­ia»
(Firen­ze, 10 mar­zo 1302)

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