DANTE700, Dante, volgare, politica, stato, chiesa

DANTE700: Racconto di un’opera (Ep. 2 – Il “Convivio”)

Il sag­gio con cui Dan­te vuo­le aiu­ta­re il popo­lo ad ave­re fame e voglia di cono­scen­za. Susci­ta­re l’intelletto in ogni indi­vi­duo.

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UN’OPERA DIFFICILE

Il Con­vi­vio è dif­fi­ci­le. È dif­fi­ci­le datar­lo, è dif­fi­ci­le defi­nir­ne il gene­re let­te­ra­rio, è dif­fi­ci­le com­men­tar­lo e rias­su­mer­ne la tra­ma, sem­pre che ce l’abbia.
Pri­mo pro­ble­ma: la data. Si sa che l’ha com­po­sto nei pri­mi anni dell’esilio, quin­di pre­su­mi­bil­men­te tra il 1304 e il 1307.

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Secon­do pro­ble­ma: il gene­re. É un trat­ta­to, ma è inter­val­la­to da can­zo­ni e da com­men­ti di carat­te­re peda­go­gi­co, mora­le e dot­tri­na­le.
Ter­zo pro­ble­ma: non ha una tra­ma. Sfrut­ta una meta­fo­ra per incor­ni­cia­re il trat­ta­to.
Ulti­mo pro­ble­ma: l’opera è incom­piu­ta. Su 15 trat­ta­ti pre­vi­sti, Dan­te ne ha scrit­ti 4.
Il tito­lo? Con­vi­vio. Il tito­lo è lati­no, ma l’opera è in vol­ga­re e signi­fi­ca let­te­ral­men­te ban­chet­to.
Dan­te invi­ta il let­to­re a seder­si a tavo­la, gli ver­ran­no ser­vi­te 14 por­ta­te (le can­zo­ni) accom­pa­gna­te dal pane (il com­men­to).

1° TRATTATO

Dan­te ini­zia met­ten­do le mani avan­ti, dice che pri­ma di esse­re ser­vi­to il pane potreb­be ave­re dei difet­ti e quin­di sareb­be meglio pulir­lo da ogni “macu­la”. Si rivol­ge per la pri­ma vol­ta non ad un pub­bli­co col­to e spe­cia­liz­za­to, ma a tut­ti colo­ro che “dota­ti di un ani­mo nobi­le” sono desi­de­ro­si di sape­re, anche se non si sono mai approc­cia­ti agli stu­di filo­so­fi­ci. Ecco per­ché l’opera è in vol­ga­re, per rag­giun­ge­re un pub­bli­co il più vasto pos­si­bi­le.

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2° TRATTATO

È tut­to un lun­go com­men­to alla can­zo­ne Voi che ‘nten­den­do il ter­zo ciel move­te, liri­ca com­po­sta in segui­to alla mor­te di Bea­tri­ce. 

Dan­te elo­gia appas­sio­na­ta­men­te gli stu­di filo­so­fi­ci, su Cice­ro­ne e Boe­zio, in cui si era rifu­gia­to duran­te la sua depres­sio­ne. Ciò che la don­na gen­ti­le è per l’amore, la filo­so­fia lo è per la cono­scen­za.

3° TRATTATO

La sapien­za è per Dan­te la som­ma per­fe­zio­ne dell’uomo. Com­men­tan­do Amor che nel­la men­te mi ragio­na Dan­te riper­cor­re gli stu­di fat­ti su Boe­zio, e affian­ca alla poe­ti­ca stil­no­vi­sta del­la lode l’amore nobi­le che si pro­va nei con­fron­ti degli stu­di filo­so­fi­ci, teo­lo­gi­ci e scien­ti­fi­ci.

4° E ULTIMO TRATTATO

La can­zo­ne Le dol­ci rime d’amor ch’i’ solìa dà la pos­si­bi­le al Poe­ta di affron­ta­re il tema del­la nobil­tà. Qua­le nobil­tà è meglio? Quel­la di san­gue o quel­la d’animo? Dan­te non ha dub­bi. È la nobil­tà d’animo ad esse­re con­ce­pi­ta come un dono divi­no, un dono che devi dimo­stra­re di meri­tar­ti attra­ver­so l’impegno civi­le e socia­le, e quin­di anche poli­ti­co. L’unica poli­ti­ca è quel­la volu­ta dal­la volon­tà prov­vi­den­zia­le di Dio, ossia la monar­chia asso­lu­ta

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