DANTE700, Dante, volgare, politica, stato, chiesa

DANTE700: Racconto di un’opera (Ep. 4 – Il “De Monarchia”)

DANTE700, Dante, volgare, politica, stato, chiesa

La sum­ma del pen­sie­ro sto­ri­co-poli­ti­co di Dan­te, un trat­ta­to in lati­no che inneg­gia ad una monar­chia uni­ver­sa­le in un’Europa cri­stia­na e uni­ta.

Final­men­te Ghi­bel­lin fug­gia­sco

In con­tem­po­ra­nea alla disce­sa in Ita­lia di Enri­co VII di Lus­sem­bur­go nel 1312, Dan­te sen­te il biso­gno di espor­re il suo pen­sie­ro poli­ti­co, una solu­zio­ne al pro­ble­ma del con­flit­to fra pote­re spi­ri­tua­le e pote­re tem­po­ra­le, fra la monar­chia e il papa­to. Soste­nen­do l’importanza e la supe­rio­ri­tà del­la monar­chia, l’esule poe­ta abban­do­na defi­ni­ti­va­men­te le sue ormai vec­chie posi­zio­ni guel­fe filo-papa­li. Trat­ta­to di tre libri scrit­ti in solo lati­no per­ché desti­na­to alla gen­te col­ta.

DANTE700, Dante, volgare, politica, stato, chiesa

I libro

Il mon­do cri­stia­no neces­si­ta di un monar­ca uni­ver­sa­le, un domi­nio poli­ti­co, sto­ri­co e filo­so­fi­co che pos­sa assi­cu­ra­re una pace per­pe­tua e garan­ti­re una giu­sti­zia. Pace e giu­sti­zia sono le con­di­zio­ni neces­sa­rie all’uomo per rag­giun­ge­re la feli­ci­tà ter­re­na tra­mi­te le vir­tù car­di­na­li (pru­den­za, giu­sti­zia, for­tez­zatem­pe­ran­za). La figu­ra del monar­ca ser­ve come gui­da eti­ca e mora­le. L’esempio di monar­ca per­fet­to è quel­lo di Augu­sto.

II libro

La monar­chia e l’impero sono isti­tu­zio­ni volu­te da Dio, così è sta­to infat­ti per l’Impero roma­no. Un impe­ro che ha uni­fi­ca­to, sot­to la stes­sa leg­ge e assi­cu­ran­do la pace, popo­li dif­fe­ren­ti, pre­pa­ran­do così il mon­do alla nasci­ta di Gesù. 

DANTE700, Dante, volgare, politica, stato, chiesa

Per Dan­te il popo­lo roma­no, gra­zie alla sua ere­di­tà sto­ri­ca, reli­gio­sa e teo­lo­gi­ca, ha il dirit­to di eser­ci­ta­re il pro­prio domi­nio sul mon­do inte­ro.

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III LIBRO

Il pote­re papa­le (spi­ri­tua­le) non è supe­rio­re a quel­lo impe­ria­le (tem­po­ra­le) e quel­lo impe­ria­le non è supe­rio­re a quel­lo papa­le. I due pote­ri devo­no esse­re com­ple­ta­men­te distin­ti e auto­no­mi. 

Tra­mi­te la giu­sti­zia e il rispet­to del­le leg­gi, l’imperatore garan­ti­sce il con­se­gui­men­to del­la feli­ci­tà ter­re­na; tra­mi­te l’insegnamento del­la fede e la sua cari­ca, il papa garan­ti­sce inve­ce la feli­ci­tà eter­na. Entram­bi i pote­ri deri­va­no da Dio, e nes­su­no dei due deve pre­ten­de­re di eser­ci­ta­re il pote­re dell’altro.
Dan­te sostie­ne infat­ti la non vali­di­tà del­la dona­zio­ne di Costan­ti­no ben 200 anni pri­ma del­la con­fu­ta­zio­ne del filo­lo­go Loren­zo Val­la.
Ciò non toglie che il monar­ca deb­ba rispet­ta­re il papa­to come un figlio rispet­ta il padre, in quan­to la cari­ca del papa­to è supe­rio­re a quel­la del sovra­no.