Molti sono stati i registi che hanno provato a trasporre sul grande schermo l’opera fantascientifica di Frank Herbert. Uno su tutti fu Jodorowsky, il quale aveva in mente di realizzare un’opera mastodontica, ma che purtroppo non ha visto mai la luce.
Nel 1984 un nuovo tentativo venne fatto da David Lynch. Stavolta il film fu effettivamente realizzato. L’opera però non conseguì il successo sperato, tanto che addirittura lo stesso regista lo considera un fallimento.
Ci sono voluti 37 anni affinché Dune ritornasse al cinema in una nuova trasposizione, diretta stavolta dal regista canadese Denis Villeneuve.
Il film di Villeneuve costituisce la prima di due parti in cui il regista ha deciso di dividere la trasposizione del primo libro della saga letteraria. Sin dal suo annuncio, l’opera è stata proposta come qualcosa di più di un semplice film di fantascienza.
A giudicare infatti dalle interviste al cast e alla produzione, rilasciate prima dell’uscita della pellicola, Villeneuve si è impegnato a creare qualcosa che possa essere ricordato nel tempo.
Innanzitutto c’è da dire che Dune di Villeneuve è una di quelle opere che, per poter essere apprezzate appieno, vanno necessariamente viste al cinema, magari anche più di una volta.
Il film, sin dai primi istanti, introduce un’atmosfera epica e solenne. Uno degli elementi che concorre a impostare questo tono è sicuramente la colonna sonora. Suoni duri e metallici in rapida successione colpiscono l’orecchio dello spettatore più volte rimbombando nella sala. A questi si alternano cori di voci femminili presenti costantemente per tutto il film.
L’altro elemento centrale è ovviamente la regia di Villeneuve. Nel corso della narrazione, i campi lunghissimi impiegati dal regista lasciano letteralmente a bocca aperta lo spettatore. Non servono inutili “spiegoni” o dialoghi infiniti: Villeneuve utilizza al massimo la potenza delle immagini per far si che l’universo di Dune si racconti da solo.
Gli attori fanno un ottimo lavoro e risultano essere in parte. Timothée Chalamet è decisamente convincente nell’interpretazione del protagonista, Paul Atreides, personaggio che ha chiare analogie con la figura del Cristo.
Paul viene infatti considerato come l’eletto, una figura che nell’universo di Dune viene chiamata con diversi nomi (Madhi, Kwisatz Haderach, …). Il tono solenne dato al film risulta dunque in linea con il racconto, che nei fatti è una storia di predestinazione.
Il difetto principale di Dune
In linea di massima quindi, Dune si è dimostrato essere un maestoso film di fantascienza, capace di sfruttare appieno la potenza del mezzo cinematografico per raccontare una storia di predestinazione ambientata in un futuro lontano.
Tuttavia, il film risente di una problematica abbastanza evidente: è solo la prima parte di un’opera. Nonostante “Dune” presenti una sua conclusione, lo spettatore, se non deluso, rimane sazio a metà.
È impossibile infatti, a fine visione, non interrogarsi su quello che seguirà, su come si svolgeranno le vicende e quali saranno i destini dei personaggi.
Questa condizione crea inevitabilmente un certo senso di frustrazione, soprattutto per il fatto che non si tratta solo di aspettare il prossimo film, ma di augurarsi che questo non faccia flop quando uscirà anche sulla piattaforma streaming HBO Max.
La Warner Bros, infatti, attenderà l’esito degli incassi per decidere se dare il via libera o meno a Villeneuve per realizzare il seguito. Insomma, Dune ha dato prova di essere un ottimo film, e sta riscuotendo un ottimo successo in Italia.
Tuttavia, nonostante le qualità oggettive, come la regia, le musiche e le interpretazioni, il film resta solo un potenziale capolavoro.
Ad ogni modo, solo il tempo potrà dirci se effettivamente questo Dune entrerà tra le pietre miliari del cinema di fantascienza.
Per il momento, chi lo ha profondamente apprezzato, come il sottoscritto, non può far altro che aspettare ed incrociare le dita. Se siete invece tra coloro che non l’hanno ancora visto e sono indecisi se farlo o meno, non perdete tempo e correte al cinema!