Siamo a poco più di due anni di distanza dall’esordio dei Brothers Of Metal con il loro album di debutto Prophercy Of Ragnarok, album che sicuramente ha appassionato molti di noi con le sue sonorità power e viking, ma che non ha fatto altro che insidiare domande nelle teste dei suoi ascoltatori.
Che fine faranno i Brothers Of Metal? Riusciranno ad avere successo o spariranno dopo qualche album, cadendo nell’oblio come molti altri prima di loro?
Prophercy Of Ragnarock fa guadagnare alla band Svedese un contratto con la AFM Records, casa discografica tedesca già nota per aver lanciato artisti come Axxis, Avantasia, Lordi, Rhapsody Of Fire ed Elvenking, il che non fa altro che confermare la volontà del gruppo svedese di andare avanti e di farlo in grande stile.

Recensione - Brothers of Metal - Emblas saga
Ecco che il 10 Gennaio esce Emblas Saga, quasi a voler chiarire ogni dubbio sul futuro del gruppo.
La line-up che rende singolare la band è sempre la stessa: tre chitarre, due voci maschili e una voce femminile, assetto che permette loro di distinguersi rispetto alla maggioranza di altre nuove neo-band prive di personalità.
Passando al commento dell’album possiamo dire che sicuramente mantiene la caratura del precedente restando sulle sonorità epic, symphonic, viking e folk metal, con un pizzico di power qua e là per rendere il tutto più dinamico ed accattivante ma nonostante questo risulta leggermente sotto tono rispetto al lavoro precedente.

Brothers Of Metal - Recensione
L’album inizia con un’introduzione narrata che presenta l’argomento dei brani successivi; come al solito quando parliamo di epic e viking metal ci ritroviamo a vagare tra le leggende e miti nordici, questa volta è il turno dei tre figli bastardi di Loki: Jormungand, il serpente marino a cui è dedicata Powersnake, la dea della morte Hel che è cantata nell’omonimo singolo, tra il symphonic e l’epic, quasi melodico per certi versi, con un ritornello che fa venire i brividi e parti corali che scagliano l’ascoltatore direttamente dentro la battaglia.
Ci sono poi Kaunaz Dagaz e Brothers Unite, canzoni che non hanno nulla da invidiare ad altre musicalmente ma che sono forse un po’ scontate dal punto di vista del song writing, in fin dei conti di testi così se ne sono visti a dozzine
a partire dalle varie Fight until we die , Call to Arms e forse la più iconica Die for metal, forse ripetitive anche rispetto a Defenders Of Valhalla, testi che trattano di onore, gloria e morte in battaglia, con l’aggiunta di qualche bevuta di birra col vecchio Odino e le sue Valkyrie… Insomma, di pezzi così se ne sono già sentiti visti tanti, e se ne vedranno ancora.
Altre tracce successive risultano comunque piacevoli, ma dobbiamo soffermarci sulla ballad Weaver of Fate, che orecchiabile ma sicuramente non paragonabile a molte altre, soprattutto se confrontata con una più classica The Bard Song dei Blind Guardians o anche solo con la precedente Yggdrasil.
Brothers Of Metal
Come ultima traccia dell’album, quasi a voler chiarire ancora ogni dubbio rimasto abbiamo To the skies and beyond dove i nostri amici Svedesi ci dicono chiaramente che non hanno intenzione di fermarsi con un chiaro “We have just began”.
Un album di livello, e chi di noi sperava che i Brothers Of Metal continuassero in grande stile può dirsi soddisfatto.