FRIDA KAHLO

FRIDA KAHLO, REGINA DEL CAOS

FRIDA KAHLO

L’esposizione “Fri­da Kahlo, il Caos Den­tro” offre al visi­ta­to­re un assag­gio del­la per­so­na­li­tà di Fri­da Kahlo, una del­le più gran­di arti­ste che il Mes­si­co ricor­da, non solo in quan­to don­na ma anche come impor­tan­te espo­nen­te poli­ti­co. La sua bio­gra­fia, ripor­ta­ta in manie­ra esau­sti­va dai nume­ro­si car­tel­li espo­sti, ci mostra una vita inte­ra­men­te segna­ta dal dolo­re, sia fisi­co a cau­sa di un ter­ri­bi­le inci­den­te avve­nu­to nel 1925, che psi­co­lo­gi­co dovu­to ai ben 3 abor­ti spon­ta­nei subi­ti nel cor­so del­la vita.

Tra le tan­te sof­fe­ren­ze però biso­gna ricor­dar­ne una mol­to par­ti­co­la­re: Die­go Rive­ra. Fri­da conob­be Die­go, arti­sta già affer­ma­to, nel 1927 e pochi anni più tar­di i due deci­se­ro di spo­sar­si. Un matri­mo­nio tos­si­co per entram­bi che finì ine­vi­ta­bil­men­te nel 1940 a cau­sa del tra­di­men­to da par­te di Die­go con la sorel­la di Fri­da, Cri­sti­na. Anche dopo il divor­zio però i due arti­sti non riu­sci­ro­no mai a rima­ne­re sepa­ra­ti e ben pre­sto rico­min­cia­ro­no la rela­zio­ne tor­men­ta­ta e pas­sio­na­le che accom­pa­gnò Fri­da fino alla mor­te avve­nu­ta nel 1954, ai soli 47 anni.

Dopo un bre­ve per­cor­so bio­gra­fi­co la mostra ci offre un viag­gio attra­ver­so la rico­stru­zio­ne del­le stan­ze del­la Casa Azul in cui Fri­da era soli­ta dipin­ge­re. Al cen­tro del­la stan­za spic­ca il let­to sul qua­le Fri­da dipin­se gli auto­ri­trat­ti del perio­do del­la con­va­le­scen­za.

Ritrar­re sé stes­sa gra­zie ad un gran­de spec­chio posto sul sof­fit­to, che la inqua­dra­va inte­ra­men­te e le con­sen­ti­va di auto­ri­trar­si.

FRIDA KAHLO

All’interno del­la stan­za vedia­mo mol­ti ele­men­ti tipi­ci del­la tra­di­zio­ne mes­si­ca­na, come ad esem­pio pic­co­li teschi ed ele­men­ti che ci riman­da­no al cam­po seman­ti­co del­la mor­te. Spes­so Fri­da stes­sa li inse­ri­sce pro­prio nei suoi dipin­ti, dimo­stran­do fedel­tà alle più anti­che tra­di­zio­ni mes­si­ca­ne.  Pro­prio il Mes­si­co, tan­to ama­to dall’artista, è spes­so al cen­tro del­le sue ope­re e lo ritro­via­mo più vol­te anche nei colo­ra­tis­si­mi e tra­di­zio­na­li vesti­ti che l‘artista era soli­ta indos­sa­re.

 

Pro­prio riguar­do al vestia­rio la mostra ci offre una vasta col­le­zio­ne di ripro­du­zio­ni di abi­ti e cor­set­ti. Anche i nume­ro­si scat­ti espo­sti di Leo­net Matiz Espi­no­sa, seb­be­ne in bian­co e nero, rie­sco­no ad espri­me­re a pie­no l’irrompente per­so­na­li­tà di Fri­da, foto­gra­fa­ta sem­pre col sor­ri­so e lo sguar­do fie­ro e for­te che l’ha sem­pre con­trad­di­stin­ta. La for­za d’animo è pro­prio ciò che carat­te­riz­za Fri­da per tut­ta la vita nono­stan­te le sven­tu­re che non l’hanno mai abban­do­na­ta. Così ver­so la fine del­la mostra, come un cer­chio che si chiu­de, si ritor­na ad una del­le pri­me disgra­zie che col­pì la pit­tri­ce: l’incidente. È pos­si­bi­le rivi­ve­re que­sto ter­ri­bi­le epi­so­dio attra­ver­so un’esperienza tri­di­men­sio­na­le, con tato di sedi­li del tram in movi­men­to e occhia­li­ni 3 D per esse­re total­men­te immer­si nel­la real­tà di allo­ra. Dopo il ter­ri­bi­le scon­tro e il risve­glio trau­ma­ti­co si riper­cor­ro­no velo­ce­men­te i qua­dri più famo­si, a mio avvi­so una scel­ta che crea con­fu­sio­ne nell’osservatore in quan­to scon­nes­sa dall’avvenimento prin­ci­pa­le: l’incidente

Vie­ne spes­so richia­ma­to, tra­mi­te i pan­nel­li pre­sen­ti in tut­ta l’esposizione, il for­tis­si­mo impe­gno poli­ti­co di Fri­da Kahlo. Ele­men­to carat­te­ri­sti­co quan­to il mono ciglio o altri sim­bo­li ad oggi mol­to com­mer­cia­liz­za­ti, è sicu­ra­men­te una chia­ve di let­tu­ra fon­da­men­ta­le per capi­re anco­ra meglio la sua figu­ra. La sua arte e la sua per­so­na non pos­so­no esse­re infat­ti distin­te dal fer­vi­do momen­to sto­ri­co in cui vive e in cui si iden­ti­fi­ca; il caos den­tro Fri­da è il caos del Mes­si­co Rivo­lu­zio­na­rio degli anni 20.

Fri­da nasce nel 1907, ma soste­ne­va inve­ce di esse­re nata nel 1910 l’anno del­la rivo­lu­zio­ne mes­si­ca­na.

Fin dal­la pri­ma ado­le­scen­za ha ini­zio la sua mili­tan­za e il suo impe­gno poli­ti­co; entra a far par­te duran­te gli anni del­la Escue­la Nacio­nal Pre­pa­ra­to­ria del grup­po radi­ca­le “Los Cachu­chas”, ter­mi­ne che si rife­ri­sce ai capel­li che por­ta­va­no per ribel­lar­si al rigi­do modo di vestir­si del tem­po. La mili­tan­za e il suo esse­re così rivo­lu­zio­na­ria in tut­ti gli ambi­ti del­la sua vita sarà sem­pre pre­sen­te in lei e così nel­la sua arte: il suo cor­po mar­to­ria­to è sim­bo­lo stes­so del­la resi­sten­za poli­ti­ca con­tro il pote­re. In diver­se ope­re è urla­ta a gran voce, sen­za trop­pi mez­zi ter­mi­ni, la sua posi­zio­ne coscien­te­men­te radi­ca­le di stam­po comu­ni­sta. La rap­pre­sen­ta­zio­ne per­fet­ta dei suoi idea­li e istan­za la tro­via­mo in “Mosè”: la rap­pre­sen­ta­zio­ne degli orga­ni ripro­dut­ti­vi fem­mi­ni­li fer­ti­li che accol­go­no un feto è cen­tra­le, oltre che sim­bo­lo del­la vita data dal sole e dal­la piog­gia. Il resto dell’opera è per­va­sa dai sim­bo­li azte­chi e dell’antichità clas­si­ca, ma anche dai vol­ti di per­so­nag­gi sto­ri­ci fon­da­men­ta­li come Marx, Sta­lin, Lenin, Gan­d­hi e Cri­sto. Quest’opera non è pre­sen­te nell’esposizione ma vie­ne richia­ma­ta da “Eso­sche­le­tro” di Sal­vo Nero, uno dei busti in car­ta­pe­sta pre­sen­ti, rea­liz­za­ti da dif­fe­ren­ti arti­sti con­tem­po­ra­nei in omag­gio a Fri­da. La deco­ra­zio­ne di que­sto busto ha lo sco­po di rap­pre­sen­ta­re la mili­tan­za di Fri­da, raf­fi­gu­ra il feto e una fal­ce e mar­tel­lo citan­do diret­ta­men­te l’opera “Mosè”.

Nel com­ples­so una mostra inte­res­san­te per chi desi­de­ra ini­zia­re a cono­sce­re la per­so­na­li­tà di Fri­da Kahlo, gli sti­mo­li che offre sono nume­ro­si ed è pia­ce­vo­le respi­ra­re l’atmosfera mes­si­ca­na che è sta­ta ricrea­ta. Tut­ta­via poco con­si­glia­ta per gli appas­sio­na­ti di arte in quan­to è pre­sen­te solo un qua­dro dell’artista ed è pos­si­bi­le ammi­ra­re solo ripro­du­zio­ni digi­ta­li degli altri dipin­ti.

FRIDA KAHLO

DI Alice Maria Pinel­li e Bian­ca Del Bas­so