29 giugno 1798 – 29 giugno 2021
Esattamente 223 anni fa nasceva Giacomo Leopardi.
«Basta con questa storia del Leopardi pessimista, il mio Giacomo spiegato ai ragazzi è un rivoluzionario, un inguaribile e straordinario romantico, un greco redivivo che da due secoli in qua invita i giovani alla “ribellezza”, cioè a ribellarsi in nome e a difesa del bello”.
(Alessandro D’Avenia)
Leopardi è un giovane che nella sua breve esistenza ha lottato ogni singolo istante per tenere insieme verità e bellezza, elementi che molti non hanno colto. D’Avenia continua:
“Non avevo intenzione di scrivere un libro su Leopardi, ma poi vedevo gli occhi dei miei studenti rapiti dai suoi versi… Noi insegnanti presentiamo Leopardi come il poeta del pessimismo e loro lo sentono come il poeta cercatore della felicità. Allora mi sono detto: qui sto sbagliando qualcosa… e così nasce il mio libro.»
Lo scrittore in questione è Alessandro D’Avenia, autore di sei romanzi, tra cui L’arte di essere fragili e Come Leopardi che considero il mio libro del cuore, amato, letto e riletto e analizzato per bene.

Ma chi era realmente il Conte Giacomo Leopardi?
Agli occhi di tutti, soprattutto dei giovani studenti, era un pessimista radicale, uno sfortunato o sfigato come diremmo oggi. Viene ricordato lo scrittore con la gobba o colui che coniò l’espressione “studio matto e disperatissimo” oggi usata molto spesso. In realtà Leopardi è stato molto più. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. É considerato uno scrittore e un poeta che aveva capito tutto, molto prima che gli altri suoi scrittori contemporanei ci arrivassero. Come afferma Alessandro D’Avenia, Leopardi può salvarci la vita, se per salvare intendiamo tutto ciò che solleva le cose dal loro continuo precipitare nella morte. Salva solo ciò che ci affranca dal tempo, pur lasciandoci nel tempo: una bella pagina, un amore grande, un’amicizia, una preghiera.
Leopardi con le sue opere e con la sua poetica è ancora oggi un modello, come lo è stato per tantissimi altri poeti del novecento, basti pensare alla critica leopardiana, al mito e all’ideologia leopardiana. Delle sue lezioni e delle sue poesie, ne hanno studiato, criticato e preso come modello grandi autori come Pascoli, Carducci, Ungaretti, Montale, Cardarelli, Poerio, Tommaseo, De Sanctis, Trachetti, Gozzano, Pirandello, Saba, Zanzotto e tanti altri.

Approfondendo i tre saggi critici di Anna Dolfi con “Leopardo e il Novecento. Sul leopardismo dei poeti”, Paola Italia con “Il metodo di Leopardi. Varianti e stile nella formazione delle «Canzoni»” e infine Gilberto Lonardi con “Leopardismo. Tre saggi sugli usi di Leopardi dall’Otto al Novecento”, è possibile avere una visione completa relativa alla sua personalità, all’analisi delle sue opere, sia in prosa che le poesie, e soprattutto all’influenza di Leopardi nei poeti del novecento.
Facendo riferimento a quest’ultima, bisogna considerare il tema del “leopardismo”, sia sotto l’aspetto ideologico-semantico sia sotto quello stilistico, formale e linguistico che rappresentano le due direttrici principali. Si parla quindi della traccia leopardiana, ripercorrendo la storia della poesia del secolo scorso, dai padri fondatori, come Ungaretti e Montale, per giungere ai poeti più recenti, come Zanzotto.