Tempo

Il Tempo: Esiste ?

Que­sto noma­de

adun­co

mor­bi­do di neve

si lascia

come una foglia

accar­toc­cia­ta

L’interminabile

tem­po

mi ado­pe­ra

come un

fru­scio

G. Unga­ret­ti

Tempo

Ispirato al libro ‘L’ordine del tempo’ di Carlo Rovelli

Sia­mo abi­tua­ti a pen­sa­re al tem­po come a qual­co­sa che ci per­va­de, un flus­so che ci attra­ver­sa: come se fos­se una sor­ta di enti­tà al di fuo­ri di noi che ci tra­spor­ta e ci ado­pe­ra, qual­co­sa che sta alla base dell’essenza stes­sa del mon­do. E se inve­ce il tem­po, così come lo inten­dia­mo, non esi­stes­se fisi­ca­men­te?

Agli ini­zi del Nove­cen­to la rela­ti­vi­tà ha mes­so in chia­ro come il tem­po non sia sem­pre lo stes­so ovun­que, e che, più si va velo­ce, più si dila­ta e ral­len­ta. Non si trat­ta quin­di di un flus­so ine­so­ra­bi­le sem­pre ugua­le, ma dipen­de dal­la velo­ci­tà a cui ci stia­mo muo­ven­do: non ce ne accor­gia­mo sem­pli­ce­men­te per­ché la dila­ta­zio­ne del tem­po si mani­fe­sta in modo evi­den­te solo a velo­ci­tà mol­to ele­va­te e vici­ne a quel­la del­la luce. In que­sta otti­ca il pas­sa­to e il futu­ro così come li abbia­mo sem­pre inte­si per­do­no di signi­fi­ca­to, per­ché se il tem­po non è ugua­le ovun­que, ciò che è pas­sa­to in una pro­spet­ti­va può non esser­lo rispet­to ad un’altra.

A stu­dia­re que­sto mon­do sen­za tem­po è la teo­ria del­la gra­vi­tà quan­ti­sti­ca a loop, tra i cui fon­da­to­ri vi è il fisi­co ita­lia­no Car­lo Rovel­li, auto­re de L’ordine del tem­po. Nel­le equa­zio­ni che descri­vo­no que­sta teo­ria la varia­bi­le tem­po è assen­te. La mate­ria nel suo sta­to fon­da­men­ta­le sem­bra dir­ci pro­prio que­sto: che il tem­po, più che esse­re una pro­gres­sio­ne di even­ti che pro­ce­de in una dire­zio­ne, è mol­to più simi­le a un inte­ra­gi­re del­la mate­ria nel­le sue più pic­co­le com­po­nen­ti fon­da­men­ta­li, che si attua­liz­za­no nel momen­to stes­so in cui entra­no in rela­zio­ne tra loro.

Ma se il tem­po non esi­ste, che cos’è que­sto flus­so che inve­ste con­ti­nua­men­te gli uomi­ni?

Può dar­si sem­pli­ce­men­te che il tem­po esi­sta solo rispet­to alla nostra pro­spet­ti­va sfo­ca­ta e imper­fet­ta sul mon­do. Alla fin dei con­ti non sia­mo altro che dei pic­co­li pun­ti­ni che inte­ra­gi­sco­no con un uni­ver­so immen­sa­men­te più gran­de. L’entropia misu­ra que­sta sfo­ca­tu­ra, e for­se il tem­po non è altro che l’interazione con siste­mi che han­no un’entropia più bas­sa e che sono per­tan­to pas­sa­ti rispet­to a noi.

Il tem­po è quin­di frut­to del­la nostra pro­spet­ti­va limi­ta­ta e del nostro esse­re in rela­zio­ne con­ti­nua con il mon­do intor­no a noi. Una pro­spet­ti­va sen­za la qua­le non potrem­mo per­ce­pi­re la lim­pi­dez­za di una gior­na­ta o di un cie­lo azzur­ro o il sapo­re del caf­fè al mat­ti­no. É un tutt’uno con la nostra per­ce­zio­ne emo­ti­va e con i nostri ricor­di. L’interminabile tem­po dav­ve­ro ci ado­pe­ra e ci affos­sa tut­ti come se stes­si­mo per nau­fra­ga­re da un momen­to all’altro:

Stra­no se tut­to non fos­se un nau­fra­gio, se tut­to non fos­se tra­vol­to, sof­fo­ca­to, con­su­ma­to dal tem­po. […] É il pun­to dal qua­le scat­ta quell’esultanza d’un atti­mo, quell’allegria che, qua­le fon­te, non avrà mai se non il sen­ti­men­to del­la pre­sen­za del­la mor­te da scon­giu­ra­re.” (G. Unga­ret­ti).

Sen­za que­sta con­ti­nua inte­ra­zio­ne e sfo­ca­tu­ra rispet­to al mon­do non esi­ste­reb­be la vita come noi la cono­scia­mo. Non potrem­mo per­ce­pi­re e ricor­da­re una gior­na­ta di sole e la luce che pas­sa attra­ver­so gli albe­ri, il gusto di un gela­to, i ricor­di del­le per­so­ne a cui sia­mo lega­ti. Non sarem­mo più noi. Il miste­ro pro­fon­do del tem­po è lega­to in modo indis­so­lu­bi­le con il modo in cui sia­mo fat­ti. “Tu non chie­de­re l’esito dei miei, dei tuoi gior­ni, Leu­co­noe –è un segre­to sopra di noi– e non ten­ta­re cal­co­li astru­si”. Già Ora­zio ave­va capi­to che for­se non riu­sci­re­mo mai a diri­me­re del tut­to il segre­to del tem­po. Pos­sia­mo solo augu­rar­ci che la nostra sfo­ca­tu­ra non riman­ga ina­scol­ta­ta e di riu­sci­re a coglier­la a pie­no.

Ti augu­ro tem­po, non sol­tan­to per tra­scor­rer­lo,
ti augu­ro tem­po per­ché te ne resti:
tem­po per stu­pir­ti e tem­po per fidar­ti e non sol­tan­to per gua­dar­lo sull’orologio.
Ti augu­ro tem­po per guar­da­re le stel­le
e tem­po per cre­sce­re, per matu­ra­re.
Ti augu­ro tem­po per spe­ra­re nuo­va­men­te e per ama­re.
Non ha più sen­so riman­da­re.
Ti augu­ro tem­po per tro­va­re te stes­so,
per vive­re ogni tuo gior­no, ogni tua ora come un dono.
Ti augu­ro tem­po anche per per­do­na­re.
Ti augu­ro di ave­re tem­po, tem­po per la vita.

Elli Michler