La figura della cortigiana

Il mestie­re del­la pro­sti­tu­ta è uno di quel­li più anti­chi del mon­do, infat­ti già al tem­po dell’antica Gre­cia esi­ste­va­no le iero­du­le, pro­sti­tu­te del tem­pio. Ma per­ché dun­que trat­ta­re di un tema così par­ti­co­la­re? Per­ché, anche se può sem­bra­re stra­no, nel cor­so degli anni le cor­ti­gia­ne han­no aper­to la stra­da ad un pro­ces­so di eman­ci­pa­zio­ne fem­mi­ni­le.

Duran­te il Rina­sci­men­to la cor­te era un ambien­te raf­fi­na­to e que­sto spin­se le cor­ti­gia­ne a misu­rar­si con le dame di palaz­zo appren­den­do anche loro la dan­za e il can­to, la let­te­ra­tu­ra e l’arte del par­lar bene, qua­li­tà che dovreb­be ave­re una don­na one­sta. Vive­va­no tra lo sfar­zo e il lus­so ed era­no qua­si invi­dia­te per la loro liber­tà dal­le rego­le di com­por­ta­men­to, anche se per quan­to potes­se­ro esse­re col­te, come nel caso di Fili­ber­ta, moglie di Giu­lia­no de’ Medi­ci, era­no pur sem­pre con­si­de­ra­te don­ne di mal­co­stu­me.

Vor­rei ricor­dar­vi cor­ti­gia­ne come Vero­ni­ca Fran­co e Lucre­zia Por­zia: entram­be era­no libe­re di sce­glie­re i pro­pri aman­ti e con­dur­re una vita indi­pen­den­te e libe­ra. In par­ti­co­la­re, la pri­ma è sta­ta fon­da­men­ta­le per dare un ini­zio all’emancipazione fem­mi­ni­le poi­ché fu una don­na col­ta: par­te­ci­pò ad uno dei cir­co­li let­te­ra­ri più famo­si del­la cit­tà; fre­quen­tò musi­ci­sti, filo­so­fi, pit­to­ri tra cui Tin­to­ret­to; fon­dò un’associazione che tute­la­va i dirit­ti del­le cor­ti­gia­ne e del­le loro figlie e riba­dì una que­stio­ne che anco­ra oggi fa scan­da­lo, ovve­ro il dirit­to del­le don­ne al pia­ce­re. Morì lascian­do il suo mes­sag­gio: ogni don­na deve esse­re padro­na del pro­prio desti­no.

Vero­ni­ca Fran­co
Se sia­mo arma­te e adde­stra­te sia­mo in gra­do di con­vin­ce­re gli uomi­ni che anche noi abbia­mo mani, pie­di e un cuo­re come il loro;
e anche se sia­mo deli­ca­te e tene­re, ci sono uomi­ni deli­ca­ti che pos­so­no esse­re anche for­ti e uomi­ni vol­ga­ri e vio­len­ti che sono dei codar­di.
Le don­ne non han­no anco­ra capi­to che dovreb­be­ro com­por­tar­si così, in que­sto modo riu­sci­reb­be­ro a com­bat­te­re fino alla mor­te; e per dimo­stra­re che ciò è vero, sarò la pri­ma ad agi­re, ergen­do­mi a model­lo.

Tra il Set­te­cen­to e l’Ottocento, la cor­ti­gia­na diven­ne una vera e pro­pria figu­ra del­la socie­tà del tem­po, in gra­do di eser­ci­ta­re influen­za poi­ché non era paga­ta ma man­te­nu­ta. Qual è la dif­fe­ren­za? Paghia­mo una per­so­na per un ser­vi­zio sin­go­lo, inve­ce man­te­nia­mo qual­cu­no per­ché abbia­mo rap­por­ti fre­quen­ti con lei o per­ché ci sta a cuo­re. Un ulte­rio­re sal­to socia­le per le cor­ti­gia­ne (quel­le che lavo­ra­va­no in una mai­son clo­se esi­ste­va­no anco­ra), anche se era­no comun­que con­si­de­ra­te don­ne di mal­co­stu­me. Quan­do però l’uomo che le man­te­ne­va si inna­mo­ra­va fol­le­men­te, era pos­si­bi­le il matri­mo­nio. Le man­te­nu­te era­no fra le don­ne più ric­che del­la socie­tà, dun­que arbi­tri dei tan­ti diver­ti­men­ti mon­da­ni dell’aristocrazia: discu­te­va­no di let­te­ra­tu­ra, ama­va­no i salot­ti, i tea­tri e anche la moda. Gli uomi­ni che atti­ra­va­no con il loro fasci­no era­no spes­so nobi­li, mem­bri del­le Fami­glie Rea­li, uomi­ni di poli­ti­ca, ma anche tra i più ric­chi pro­fes­sio­ni­sti, chiun­que potes­se man­te­ne­re le spe­se ingen­ti richie­ste. È in que­sto con­te­sto socia­le che si svi­lup­pa il roman­zo di Dumas, “La signo­ra del­le came­lie”, un libro ispi­ra­to alla vita di una cor­ti­gia­na real­men­te esi­sti­ta, Marie Duples­sis, che al pari del­la pro­ta­go­ni­sta Mar­gue­ri­te muo­re gio­va­ne a cau­sa di tisi. La scel­ta di nar­ra­re fat­ti incre­scio­si qua­si come fos­se una denun­cia del­la socie­tà fece sì che Dumas ven­ne cata­lo­ga­to come “scrit­to­re scan­da­lo­so”; ad ogni modo gra­zie alla pub­bli­ca­zio­ne di que­sto libro ven­ne con­si­de­ra­to il padre del tea­tro rea­li­sta, ispi­ran­do in segui­to Giu­sep­pe Ver­di nel­la sua tra­spo­si­zio­ne del testo “La Tra­via­ta”. Que­sta è la sto­ria strug­gen­te di due aman­ti che non pos­so­no sta­re insie­me per la posi­zio­ne socia­le del­la cor­ti­gia­na, la qua­le rovi­ne­reb­be la repu­ta­zio­ne del­la fami­glia del suo ama­to. Quest’ultimo però la ama mol­to e i due andran­no incon­tro ad una sto­ria tri­ste e pie­na di incom­pren­sio­ni. 

Se vi inte­res­sa appro­fon­di­re la socie­tà dell’Ottocento fran­ce­se è con­si­glia­tis­si­ma la let­tu­ra di que­sto libro e per gli aman­ti del­la musi­ca è un Must vede­re “La tra­via­ta” rap­pre­sen­ta­ta.

“In Mar­gue­ri­te vi era­no anco­ra la fie­rez­za e l’indipendenza, due sen­ti­men­ti che, feri­ti, sono in gra­do di fare quel­lo che fa il pudo­re”