La Nouvelle vague è una scuola cinematografica del 1957, considerata tra le più coerenti dell’epoca.
Caratteristica fondamentale della corrente è quella di aprirsi alla novità e a una nuova stagione di registi, giovani e già appassionati di cinema. Tutti loro prima lavorano sulla storia e attualità del cinema, discutendone tra loro e parlandone in pubblicazioni e riviste, ad esempio i famosi cahiers du cinema.
Il regista da questo momento è identificabile con l’autore del film, che utilizza la macchina da presa come uno scrittore utilizza la sua penna.

L’autorialità diventa importante: mentre precedentemente il regista veniva percepito come un operaio o un artigiano che semplicemente crea qualcosa, ora diventa autore della propria opera, e ne risponde pienamente. “Meglio un brutto film riconoscibile nella sua autorialità che un film di genere senza significabilità”, afferma Truffaut in un suo articolo.
I giovani Francois Truffaut, Jean-Luc Godard e Alain Resnais diventano i principali esponenti della Nouvelle Vague, che si caratterizza dal punto di vista tecnico per le produzioni a bassi costi e con tecnologie all’avanguardia (pellicola più sensibili per le riprese di giorno, macchine da presa più leggere) e da quello comunicativo dall’utilizzo sempre più frequente del metalinguaggio (si mostra in scena la ripresa del film stesso, decostruendo la finzione cinematografica) e del montaggio sincopato (non si utilizza più un montaggio di tipo invisibile, che non fa accorgere lo spettatore del cambio di scena, ma ci sono stacchi forti tra un’inquadratura e l’altra, in modo che chi vede il film li percepisca).
Film sicuramente da vedere e tutt’oggi interessanti sono Fino all’ultimo respiro di Godard, I quattrocento colpi di Truffaut e Hiroshima, mon amour di Resnais.
Fino all’ultimo respiro (A bout De Souffle)
Con la regia di Jean-Luc Godard, è il film emblematico della nouvelle vague.
Interpreti: Jean Paul Belmondo, Jean Seberg.
La pellicola infrange le regole del cinema classico inserendo jump cuts (non ci sono raccordi tra le inquadrature, si passa da una all’altra come se mancasse un fotogramma) e sguardi in macchina (il personaggio si rivolge direttamente allo spettatore).
Trama: Michel Poiccard è un ladruncolo. All’inizio della vicenda ruba un’auto per poi scappare a Parigi, con l’intenzione di andare poi in Italia. Lì incontra Patricia, una sua vecchia fiamma e studentessa americana, con cui intraprende una relazione. Durante il corso del film Michel tenterà sempre più di introdurre Patricia al suo stile di vita. Lei, dapprima riluttante, si lascerà convincere per poi svoltare la vicenda, prendendo una decisione del tutto inaspettata.
“Mi piaceva quest’idea di totale libertà, l’improvvisazione, il fatto che non ci fosse una vera sceneggiatura con le battute precise da imparare a memoria e che io potessi lasciarmi andare all’istinto, come veniva. Il giorno prima delle riprese ho chiesto a Godard se almeno avesse un’idea di quello che voleva fare. Mi ha dato una risposta che mi ha riempito di entusiasmo: “No”.”
I quattrocento colpi
Film di Truffaut, è una sorta di sua vicenda autobiografica, con un finale aperto e totalmente irrazionale.
Trama: Antoine, figlio di una ragazza madre particolarmente disattenta alle sue necessità, ed accudito da un patrigno che non gli vuole bene, ha 12 anni quando finisce in riformatorio per aver rubato una macchina da scrivere. Momento topico del film è la fuga di Antoine dal riformatorio, una corsa lunghissima che si conclude al mare.
Hiroshima, mon amour
Con la regia di Resnais, il film ripercorre la tragedia del bombardamento atomico di Hiroshima.
Trama: un uomo giapponese e una donna francese stanno avendo una notte di passione, quando improvvisamente emergono ricordi del passato (tramite flashback) riguardanti principalmente la ragazza, attrice che ha perso il suo innamorato anni prima in guerra. Il film è un sovrapporsi di presente (di lui) e passato (di lei). Entrambi sono soli, ma innamorati.