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La sicurezza della Wii, e come è stata bypassata con un paio di pinzette

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La Nin­ten­do Wii è sta­ta sen­za ombra di dub­bio la più popo­la­re con­so­le del­la Nin­ten­do: rila­scia­ta nel 2006, un anno dopo rispet­to all’uscita di Play­sta­tion 3 e xbox 360, ave­va già ven­du­to 100 milio­ni di uni­tà dopo pochis­si­mo tem­po ed era ormai nel­la casa di chiun­que.

Il siste­ma in sé non era par­ti­co­lar­men­te per­for­man­te, spe­cial­men­te se para­go­na­to alle moder­ne con­so­le, ma i coman­di intui­ti­vi e i fan­ta­sti­ci e diver­ten­tis­si­mi gio­chi fece­ro brec­cia nei cuo­ri del­la gen­te, rega­lan­do a tut­ti ore di gio­co indi­men­ti­ca­bi­li.

Que­sta popo­la­ri­tà però por­tò con sé l’arrivo di miglia­ia di hac­ker e appas­sio­na­ti che non vede­va­no l’ora di sco­pri­re il fun­zio­na­men­to del­la nuo­va con­so­le per espan­der­ne le pos­si­bi­li­tà e per poter­ci far gira­re dei gio­chi pira­ta­ti, sen­za dover­li quin­di paga­re.

Tut­ta­via la Nin­ten­do ave­va fat­to i con­ti in anti­ci­po per que­sto e ave­va pro­gram­ma­to la Wii per esse­re pra­ti­ca­men­te inat­tac­ca­bi­le: il pro­ces­so di cari­ca­men­to del siste­ma ope­ra­ti­vo, det­to anche boo­tloa­der, era affi­da­to ad un chip secon­da­rio con un archi­tet­tu­ra diver­sa da quel­la del pro­ces­so­re prin­ci­pa­le, il qua­le inve­ce rima­ne­va spen­to fino all’effettiva accen­sio­ne del siste­ma; inol­tre, la memo­ria su cui era cari­ca­to il boo­tloa­der non era sovra­scri­vi­bi­le ed era quin­di pra­ti­ca­men­te impos­si­bi­le acce­der­vi essen­do nasco­sta all’utente.

Infi­ne la par­te più vul­ne­ra­bi­le del­la Wii, cioè la moda­li­tà che per­met­te­va di uti­liz­za­re i gio­chi del­la pre­ce­den­te con­so­le Nin­ten­do: il game­cu­be era mes­so al sicu­ro poi­ché ave­va la pos­si­bi­li­tà di leg­ge­re sol­tan­to 16 dei 64 Mb di memo­ria inter­na e non ave­va acces­so a nes­su­na con­net­ti­vi­tà, quin­di se anche qual­cu­no fos­se riu­sci­to a crac­ka­re la moda­li­tà game­cu­be, sareb­be sta­to limi­ta­to ai gio­chi del­la gene­ra­zio­ne pre­ce­den­te e non avreb­be avu­to l’accesso a fun­zio­na­li­tà come wifi Blue­tooth etc.

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Come è pos­si­bi­le allo­ra che dopo tut­ti que­sti sfor­zi la Nin­ten­do Wii sia diven­ta­ta dopo poco tem­po una del­le con­so­le più faci­li da crac­ka­re?

La rispo­sta è più sem­pli­ce di quan­to ci si pos­sa aspet­ta­re: gra­zie ad un paio di pin­zet­te.

Usan­do del­le pin­zet­te per fare con­tat­to tra i pin del chip di memo­ria, alcu­ni svi­lup­pa­to­ri riu­sci­ro­no a esa­mi­na­re i rima­nen­ti 48 Mb di memo­ria dal­la moda­li­tà game­cu­be, tro­van­do­ci fram­men­ti del siste­ma ope­ra­ti­vo prin­ci­pa­le e rico­struen­do­lo. A que­sto pun­to, gra­zie ad un erro­re di pro­gram­ma­zio­ne in un gio­co del­la Wii, riu­sci­ro­no a bypas­sa­re tut­ti i siste­mi di sicu­rez­za, apren­do le por­te del­la con­so­le e ren­den­do pos­si­bi­le l’utilizzo di gio­chi pira­ta­ti o soft­ware ester­ni.

Nono­stan­te ormai sia­no pas­sa­ti anni, è inte­res­san­te osser­va­re la cura per i det­ta­gli e per la sicu­rez­za del­la Nin­ten­do e, dall’altra par­te, quan­to impe­gno ci sia volu­to per bypas­sa­re tut­te que­ste misu­re di sicu­rez­za, che non han­no nul­la da invi­dia­re ai miglio­ri dispo­si­ti­vi moder­ni.

Di Nico­la Nespo­li