“Le persone mostrano il vero lato di sé stesse solo quando stanno per morire”
Joker ne “Il cavaliere oscuro”
Ok, leggendo il titolo e la citazione che ho scelto sembra di vivere in un mondo apocalittico o che, quantomeno, io non mi senta troppo bene… Però, voglio dire, guardiamoci intorno… siamo chiusi in casa, isolati, in quarantena, spostamenti e contatti limitati al minimo, manifestazioni affettive quasi bandite; la vita, così come la conosciamo, sembra essere quantomeno moribonda, anche perché non sappiamo come sarà dopo, quando tutto sarà finito, non sappiamo se e quando si riprenderà con la solita routine, non tanto quella quotidiana fatta di “libere uscite (per la quale è solo una questione di tempo), ma quella sociale contrassegnata dalla considerazione e dal rapporto del e con l’altro. Applicando la frase di Joker ad oggi si dovrebbe dire che è adesso che la nostra vita (intesa in questo caso come routine sociale) è in pericolo, è adesso che mostriamo il vero lato di noi stessi, esseri umani.
Vi presento ora due personaggi rappresentativi di due correnti filosofiche agli antipodi a proposito dell’essenza della natura umana: Thomas Hobbes e Jean Jacques Rousseau, filosofi rispettivamente del XVII e XVIII secolo. Il pensiero del primo si può sintetizzare facilmente con un’espressione piuttosto significativa: “pessimismo antropologico”; egli riteneva l’uomo essenzialmente malvagio, egoista e sempre pronto a muovere violenza verso gli altri fino a giungere all’autodistruzione, se non fosse per la presenza della società che saggiamente lo limita, inibendo la sua natura violenta attraverso l’uso di regole e leggi. Rousseau invece si dimostra più magnanimo verso l’essere umano, tanto da avere una considerazione opposta del rapporto tra l’uomo, la sua vera natura e la società. Per il filosofo francese infatti l’essere umano è buono e solidale al principio ed è la società, con le sue leggi e le sue inevitabili gerarchie (o classi sociali), a corromperlo e a incattivirlo.
La morte, si sa, è un equalizzatore sociale potente, colpisce tutti, indistintamente. La prossimità ad essa è un momento in cui si è virtualmente fuori da ogni tipo di società in cui si è vissuti fino a quel momento; in questo senso parlo di “mondo post-societario”. È possibile cogliere in esso la vera natura dell’uomo? Difficile rispondere, mille sono le argomentazioni che si possono apporre a sostegno di entrambe le posizioni filosofiche così come mille possono essere le reazioni e i comportamenti delle persone quando entrano in questo “nuovo mondo”, ma senza dubbio è un tema su cui poter riflettere, anche solo per perdere un po’ di tempo in attesa di rinascere, chissà con quale aspetto.