Placito Rizzotto, Cosa Nostra

PLACIDO RIZZOTTO: UN SINDACALISTA TRA LE PRIME VITTIME “ECCELLENTI” DI COSA NOSTRA

Placito Rizzotto, Cosa Nostra

IL 10 MARZO 1948 VENIVA UCCISO ALL’ETÀ DI 34 ANNI, IL PARTIGIANO, SOCIALISTA E SINDACALISTA PLACIDO RIZZOTTO.

UN CONTADINO SEMI-ANALFABETA

Placito Rizzotto, Cosa Nostra

Pro­vin­cia di Paler­mo, per la pre­ci­sio­ne Cor­leo­ne, un comu­ne che nei pri­mi decen­ni del ‘900 con­ta in media 15000 abi­tan­ti. La sua popo­la­zio­ne può esse­re divi­sa in due cate­go­rie: gran­di pro­prie­ta­ri ter­rie­ri, di cui la mag­gior par­te mafio­si, e con­ta­di­ni semi-anal­fa­be­ti “schia­vi dei loro lati­fon­di­sti”.

Qui, nel 1914, nasce Pla­ci­do Riz­zot­to. Pri­mo di set­te fra­tel­li, da bam­bi­no rima­ne orfa­no di madre, e pochi anni dopo, in segui­to all’arresto del padre, è costret­to ad abban­do­na­re la scuo­la per man­te­ne­re i suoi fra­tel­li. Fino al 1940, anno in cui è chia­ma­to a pre­star ser­vi­zio per la guer­ra, lavo­ra come con­ta­di­no nel­le ter­re cor­leo­ne­si.

PRIMA SOLDATO, POI PARTIGIANO, INFINE SINDACALISTA…

Nel Regio Eser­ci­to pre­sta ser­vi­zio nel Grup­po Caval­leg­ge­ri di “Luc­ca” a Roma fino a rag­giun­ge­re il gra­do di ser­gen­te.
Nel 1943, in segui­to all’armistizio, si uni­sce alle Bri­ga­te Gari­bal­di come mili­tan­te socia­li­sta. È in mez­zo ai par­ti­gia­ni che impa­ra gli idea­li basa­ti sul­la liber­tà e l’uguaglianza. Gli uomi­ni non nasco­no né ric­chi o pove­ri, né schia­vi o padro­ni. Ma c’è solo un modo per far vale­re que­sti idea­li: lot­ta­re a costo del­la vita.
Ritor­na a Cor­leo­ne nel 1945, dove diven­ta mem­bro di spic­co del PSI e sin­da­ca­li­sta per la CGIL.
Nel 1947 vie­ne elet­to segre­ta­rio del­la Came­ra del lavo­ro di Cor­leo­ne, met­ten­do­si a capo del movi­men­to con­ta­di­no per la riven­di­ca­zio­ne del­le ter­re. Qua­li ter­re? Quel­le abban­do­na­te o mal col­ti­va­te, ter­re che, secon­do il “decre­to Gul­lo”, i pro­prie­ta­ri ter­rie­ri era­no obbli­ga­ti a cede­re alle coo­pe­ra­ti­ve dei con­ta­di­ni. Decre­to ovvia­men­te igno­ra­to e mai rispet­ta­to dai lati­fon­di­sti mem­bri di Cosa Nostra

QUEI BRAVI RAGAZZI… DI CORLEONE CONDANNANO A MORTE RIZZOTTO

La fami­glia di Cor­leo­ne è gui­da­ta da Miche­le Navar­ra e dal suo brac­cio destro Lucia­no Leg­gio.
I loro gio­va­ni e fede­li ser­vi­to­ri sono le futu­re pro­mes­se di Cosa Nostra: Totò Rii­na, Ber­nar­do Pro­ven­za­no e Leo­lu­ca Baga­rel­la.
Nel­lo spe­ci­fi­co è con due affron­ti che Riz­zot­to decre­ta la pro­pria con­dan­na a mor­te.
Il pri­mo: i con­ta­di­ni ini­zia­no ad abban­do­na­re il pro­prio lavo­ro per unir­si al movi­men­to di Riz­zot­to, per occu­pa­re le ter­re dei mafio­si. Un gior­no occu­pa­no il feu­do di Stra­sat­to, desti­na­to a Leg­gio. 
Il secon­do: duran­te uno dei nume­ro­si scon­tri in piaz­za tra le due “fazio­ni”, Riz­zot­to umi­lia pub­bli­ca­men­te Leg­gio, appen­den­do­lo all’inferiata del­la Vil­la Comu­na­le.
10 mar­zo 1948. Due pic­ciot­ti subor­di­na­ti a Navar­ra lo rapi­sco­no men­tre fa ritor­no da un comi­zio tenu­to sul feu­do di Stra­sat­to; tra­sci­na­to, nel­la not­te, in cam­pa­gna vie­ne pesta­to a san­gue e sul pun­to di mor­te vie­ne fini­to a col­pi di pisto­la da Leg­gio stes­so.
Il suo cor­po, i cui resti sono sta­ti rico­no­sciu­ti sol­tan­to nel 2012, lo get­ta­no in una foi­ba di 50 metri.

Placito Rizzotto, Cosa Nostra

UN PASTORELLO, UN CAPITANO DEI CARABINIERI E UN COMUNISTA

Quel­la not­te in com­pa­gnia c’è anche Giu­sep­pe Leti­zia, un pasto­rel­lo di 12 anni che sta facen­do pasco­la­re il greg­ge. Vede e sen­te tut­to. Tor­na­to a casa cade, a cau­sa del­lo shock, in pre­da ad uno sta­to di deli­rio.
I suoi geni­to­ri lo por­ta­no in ospe­da­le. Il bam­bi­no in pie­na fase deli­ran­te far­fu­glia di un omi­ci­dio avve­nu­to in cam­pa­gna; il medi­co intui­sce, davan­ti a lui c’è un testi­mo­ne del delit­to Riz­zo­to, man­da quin­di a chia­ma­re il suo supe­rio­re, il dot­to­re Miche­le Navar­ra.

La per­so­na a capo del­la mafia cor­leo­ne­se è la stes­sa che diri­ge la strut­tu­ra ospe­da­lie­ra del pae­se.
Il medi­co “cura” il pic­co­lo Leti­zia con un’iniezione che si rive­le­rà leta­le. Refer­to di mor­te: tos­si­co­si.
All’indomani del­la scom­par­sa sia di Riz­zot­to che di Leti­zia, arri­va­no a Cor­leo­ne due del­le più “eccel­len­ti vit­ti­me” futu­re di Cosa Nostra: il capi­ta­no dei cara­bi­nie­ri Car­lo Alber­to dal­la Chie­sa e il poli­ti­co comu­ni­sta Pio La Tor­re. Il pri­mo è arri­va­to per inda­ga­re sul­la scom­par­sa del sin­da­ca­li­sta (ovvia­men­te tut­ti gli inda­ga­ti saran­no assol­ti per insuf­fi­cien­za di pro­ve), il secon­do per pren­der­ne il posto alla gui­da nel movi­men­to dei brac­cian­ti.

FILMOGRAFIA

Di Andrea Petroz­zi