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Quattro cose che non sapevi sui dischi

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Per mol­ti anni, i dischi in vini­le sono sta­ti il prin­ci­pa­le sup­por­to per regi­stra­re e ripro­dur­re musi­ca e trac­ce audio, e anche ora che sono sta­ti sop­pian­ta­ti dall’avvento del digi­ta­le, con­ser­va­no una nutri­ta schie­ra di appas­sio­na­ti da tut­to il mon­do, che pro­prio non rie­sco­no a fare a meno del suo­no del­la pun­ta che atter­ra sul disco e di quel­la sen­sa­zio­ne di “ana­lo­gi­co” che rega­la­no a ogni ascol­to. Ecco allo­ra quat­tro cose che (for­se) non sape­vi su que­sto stra­no mon­do anda­to.

1 - Come nascono ?

Il disco come lo cono­scia­mo noi, da 33 o da 45 giri, nasce negli Sta­ti Uni­ti nel 1948, quan­do come mate­ria­le di fab­bri­ca­zio­ne ven­ne intro­dot­to il vini­le, in luo­go del­la gom­ma­lac­ca con cui era­no fat­ti i vec­chi 78 giri. Il nuo­vo mate­ria­le ave­va il pre­gio di esse­re mol­to più robu­sto, di per­met­te­re al disco di ruo­ta­re a una velo­ci­tà infe­rio­re (assi­cu­ran­do una dura­ta mag­gio­re) e di garan­ti­re regi­stra­zio­ni mol­to più fede­li e di qua­li­tà sono­ra miglio­re.

2 - Come funzionano ?

Sul­la super­fi­cie del disco è pre­sen­te un sol­co a spi­ra­le, che va dal bor­do al cen­tro: quel­la è la trac­cia sono­ra che ver­rà ripro­dot­ta. Ogni trac­cia pre­sen­ta del­le par­ti­co­la­ri ondu­la­zio­ni nel dise­gno del­la spi­ra­le; la pun­ti­na, per­cor­ren­do il sol­co, incon­tra que­ste ondu­la­zio­ni, facen­do vibra­re il disco e dan­do ori­gi­ne al suo­no. Esi­sto­no tre tipi di sol­co: lar­go, per i vec­chi 78 giri, micro, per i 33 e 45 giri, e infi­ne ultra­sot­ti­le, per quel­le regi­stra­zio­ni di lun­ga dura­ta che non han­no par­ti­co­la­ri esi­gen­ze di qua­li­tà.

3 - Che novità hanno portato

Il disco per­mi­se innan­zi­tut­to una dif­fu­sio­ne mai vista pri­ma del­la musi­ca, che diven­ta­va acces­si­bi­le pra­ti­ca­men­te a tut­ti. Il sal­to tec­no­lo­gi­co, però, ebbe anche pro­fon­de impli­ca­zio­ni nel modo in cui con­ce­pia­mo la musi­ca. Per esem­pio, fino agli anni Cin­quan­ta, la tec­no­lo­gia dell’epoca limi­ta­va for­te­men­te il nume­ro di sol­chi, e quin­di il nume­ro di can­zo­ni che pote­va­no esse­re inci­se – cir­ca cin­que minu­ti per lato. Poi, con l’introduzione degli LP, diven­ne pos­si­bi­le otte­ne­re regi­stra­zio­ni di qua­si ven­ti minu­ti per lato. Sul­le pri­me, que­sta novi­tà ven­ne appli­ca­ta solo con la musi­ca clas­si­ca, che pre­sen­ta dura­te mol­to più lun­ghe e che quin­di dove­va­no esse­re spez­zet­ta­te su più dischi. Poco dopo tut­ta­via, que­sto nuo­vo for­ma­to per­mi­se agli arti­sti di poter con­den­sa­re in un uni­co sup­por­to più can­zo­ni, che pote­va­no esse­re quin­di riu­ni­te con un sen­so e un signi­fi­ca­to; nac­que così l’album, che anche ades­so è il prin­ci­pa­le mez­zo di pro­du­zio­ne musi­ca­le.

4 - Record

Cer­can­do un po’ in inter­net, si tro­va­no alcu­ni record mol­to inte­res­san­ti quan­do si par­la di dischi; vedia­mo­ne alcu­ni.

– il disco più lun­go mai inci­so ha una dura­ta tota­le di 7000 ore (!) ed è la regi­stra­zio­ne inte­gra­le dei can­ti gre­go­ria­ni, rea­liz­za­ta dal­le suo­re dell’Abbazia di Notre-Dame de Fidé­li­té, in Pro­ven­za. Per chi voles­se, è dispo­ni­bi­le gra­tui­ta­men­te in strea­ming.

– il disco che ha ven­du­to più copie al mon­do è Thril­ler, di Micheal Jack­son, ma ci sono anco­ra mol­ti dub­bi sul nume­ro effet­ti­vo di esem­pla­ri ven­du­ti: alcu­ni par­la­no di oltre 100 milio­ni di copie, ma secon­do sti­me più affi­da­bi­li si aggi­ra­no attor­no ai 66 milio­ni.

– il disco più costo­so al mon­do è inve­ce Whi­te Album, dei Bea­tles, quo­ta­to ben 910 mila dol­la­ri. Il moti­vo di que­sto prez­zo esor­bi­tan­te? Beh, la copia in que­stio­ne è la nume­ro 0000001, appar­te­nu­ta al bat­te­ri­sta del­la band, Rin­go Starr.

Sia­mo arri­va­ti alla fine; per festeg­gia­re, che sia­te col­le­zio­ni­sti alla ricer­ca del vini­le per­du­to o sem­pli­ci curio­si, andia­mo­ci ad ascol­ta­re qual­co­sa, maga­ri, per chi può, pro­prio su un vec­chio 45 giri.