Ascolto il silenzio intercalato da cinguettii e mi chiedo se ci sia qualcosa oltre il loro suono leggero e acuto, un disegno d’insieme, un’unione che orchestri in modo sottile ma ponderato i loro interventi alternati.
Siamo in quarantena, un virus simile a quello influenzale ma senza cura ha fermato la routine quotidiana e ha diminuito in modo vertiginoso i consumi e le emissioni inquinanti.
Forse la risposta è questa. Forse il cinguettio è il respiro del mondo, liberato dalla nube che quotidianamente produciamo, ora diradata.
Non abbiamo dato ascolto alle sue richieste di aiuto e il mondo ha deciso di prendersi quanto di diritto.

Non per rabbia o rancore, ma per necessità di sopravvivenza, ha portato noi a respirare meno per poterlo fare lui, per riportare un pizzico di quell’equilibrio che ormai era andato perduto.
Ha messo in pausa la nostra quotidianità per prendere fiato, perché i nostri vizi lo stavano facendo annaspare.
Si può forse biasimarlo?
E ora, dalla nostra posizione, noi abbiamo il privilegio di avere un altro, nuovo, punto di vista, depurato dalla frenesia delle nostre consuetudini
Abbiamo la possibilità di sgomberare la mente e di ripulirla come l’ambiente si è ripulito dallo smog e pensare a quale sia il modo migliore per ricrearla, riorganizzarla con un ordine ex novo, riconoscere le qualità delle piccole cose e dare un valore differente a quelle prima poste in disparte.
Una pausa obbligata che può divenire una riflessione costruttiva.
Come posso depurare il mio corpo e la mia mente affinché non collassi come ha fatto l’ambiente e la popolazione che lo abita? Come posso condurre una vita che sia leggera e allo stesso tempo intensa? Che abitudini devo introdurre per imparare ad amarmi e ad amare chi e quanto mi circonda in modo limpido e profondo?
Riflettiamo, ora che ne abbiamo il tempo.