Nice Platform, Kafka, Una relazione per l’Accademia, teatro online

Solo una scimmia in teatro

Cari let­to­ri, il nostro viag­gio alla sco­per­ta del magi­co mon­do del tea­tro onli­ne pro­se­gue. 

Oggi voglio par­lar­vi di Nice Plat­form. Su que­sta piat­ta­for­ma, nata a otto­bre 2020, la Fon­da­zio­ne Cir­ko Ver­ti­go pro­po­ne una ras­se­gna inti­to­la­ta Solo in Tea­tro. Un tito­lo abba­stan­za intui­ti­vo no?

Nice Platform, Kafka, Una relazione per l’Accademia, teatro online

Tut­to è sta­to (e sarà) infat­ti rea­liz­za­to in era covid: ogni due set­ti­ma­ne cir­ca, un arti­sta, qua­si sem­pre solo, “pren­de­rà pos­ses­so” del tea­tro Café Mül­ler di Tori­no e met­te­rà in sce­na la sua per­for­man­ce.

Nice Platform, Kafka, Una relazione per l’Accademia, teatro online

In que­sto modo gli spet­ta­co­li, già sna­tu­ra­ti dal­la man­can­za di pub­bli­co e più in gene­ra­le dal­la soli­tu­di­ne, evi­ta­no di per­de­re due ele­men­ti fon­da­men­ta­li. Innan­zi­tut­to il luo­go: per ogni per­for­mer, il pal­co­sce­ni­co è estre­ma­men­te impor­tan­te. In secon­do luo­go la for­mu­la del­la diret­ta per­met­te di con­ser­va­re un mini­mo aggan­cio alle rap­pre­sen­ta­zio­ni dal vivo, quel bri­vi­do che solo sali­re su un pal­co può rega­la­re.

Non teme­te però: la ras­se­gna non pre­ve­de esclu­si­va­men­te diret­te. Ogni sin­go­lo spet­ta­co­lo vie­ne sì tra­smes­so live, ma il video vie­ne poi cari­ca­to sem­pre su Nice Plat­form.

Par­lia­mo dei bigliet­ti. Esat­to: i video non sono gra­tis. Ma è anche giu­sto così, no? Il mon­do del­lo spet­ta­co­lo andrà pur sup­por­ta­to in qual­che modo. In ogni caso i prez­zi sono acces­si­bi­li per­si­no da noi stu­den­tel­li squat­tri­na­ti.

Punti a favore

Il pri­mo è la dura­ta. Non pren­dia­mo­ci in giro: sap­pia­mo tut­ti che la soglia dell’attenzione, già di per sé bas­sa, quan­do si è a casa como­di como­di sot­to una coper­ti­na scen­de ulte­rior­men­te. Se i video dura­no quin­di un’oretta scar­sa cre­do con­ver­re­te con me nel dire che è una gran cosa.

Ma il vero pun­to a favo­re di Nice Plat­form è que­sto: ad ogni spet­ta­co­lo è accom­pa­gna­ta un’intervista al pro­ta­go­ni­sta del­lo spet­ta­co­lo in que­stio­ne, inter­val­la­ta a imma­gi­ni del die­tro le quin­te.

E que­sto è dav­ve­ro un valo­re aggiun­to. Per una tea­tro­ma­ne come me tut­to ciò che sta die­tro una per­for­man­ce (truc­co, sce­no­gra­fia, pro­ve, lavo­ro sul testo) è sem­pre mol­to inte­res­san­te. Non è però sem­pre faci­le sco­prir­lo e, per­ciò, il con­fron­to diret­to con l’attore che Nice Plat­form ci offre rap­pre­sen­ta un’ottima occa­sio­ne per sbir­cia­re die­tro le quin­te e capi­re anche cosa (e come) suc­ce­de oggi nel mon­do del tea­tro.

Una relazione per l’accademia

Essen­do trat­to da un testo di Kaf­ka que­sto spet­ta­co­lo non ha potu­to fare a meno di incu­rio­sir­mi e di obbli­gar­mi a por­tar­ve­lo come esem­pio.

il testo

“Una rela­zio­ne per un’Accademia” (“Ein Beri­cht für eine Aka­de­mie”) è infat­ti un rac­con­to che lo scrit­to­re boe­mo pub­bli­cò per la pri­ma vol­ta nel 1917 su una rivi­sta per poi inse­rir­lo nel­la rac­col­ta “Un medi­co di cam­pa­gna” nel 1919.

Si trat­ta di una nar­ra­zio­ne in pri­ma per­so­na da par­te di una scim­mia ormai (qua­si del tut­to) diven­ta­ta uma­na: la sto­ria par­te dal­la sua cat­tu­ra per arri­va­re al pre­sen­te, alla sua con­fe­ren­za di fron­te agli acca­de­mi­ci, per­cor­ren­do le varie tap­pe del­la sua trasformazione/evoluzione.

Nice Platform, Kafka, Una relazione per l’Accademia, teatro online

Essen­do il testo già di per sé un mono­lo­go, sem­bra par­ti­co­lar­men­te adat­to ad un adat­ta­men­to tea­tra­le. Come ci rac­con­ta Pao­lo Oric­co, pro­ta­go­ni­sta e uni­co atto­re del­lo spet­ta­co­lo, ci rac­con­ta nell’introduzione, il lin­guag­gio di Kaf­ka è però mol­to com­pli­ca­to e, di con­se­guen­za, il regi­sta Mar­co Isi­do­ri ha dovu­to ria­dat­tar­lo per la sce­na.

La messa in scena

Il pro­ces­so di crea­zio­ne del­lo spet­ta­co­lo ruo­ta inte­ra­men­te intor­no al tema del grot­te­sco.

Già evi­den­te nel testo ori­gi­na­le, il con­tra­sto che carat­te­riz­za Pie­tro il Ros­so (è que­sto il nome dell’uomo scim­mia) è accen­tua­to da truc­co, costu­mi e mimi­ca. Il “lin­guag­gio pom­po­so e reto­ri­co” che il nostro pro­ta­go­ni­sta uti­liz­za nel­la sua rela­zio­ne si scon­tra infat­ti bru­sca­men­te con la sua vario­pin­ta pel­lic­cia, le sue smor­fie, i suoi ampi gesti for­za­ti.

Devo ammet­te­re che leg­gen­do il rac­con­to mi ero imma­gi­na­ta un per­so­nag­gio ben diver­so: in sostan­za un distin­to signo­re in pan­ciot­to e cilin­dro ma con la fac­cia da scim­pan­zé.

Com­pren­do le ragio­ni di Isi­do­ri nel voler accen­tua­re i con­tra­sti pre­sen­ti all’interno di Pie­tro il Ros­so, Pao­lo Oric­co le spie­ga bene, ma non pos­so dire che que­sta scel­ta mi abbia con­vin­ta del tut­to. I gesti, le smor­fie, i colo­ri acce­si distol­go­no l’attenzione dal­le paro­le dell’uomo-scimmia.

Si per­de così par­te di quel discor­so sul­la cat­ti­vi­tà che è a mio avvi­so mol­to inte­res­san­te, oltre che attua­le (oggi più che mai).

Un altro impor­tan­te tema di que­sto testo è infat­ti la ricer­ca di via d’uscita, di liber­tà. La sto­ria ini­zia con la cat­tu­ra di Pie­tro il Ros­so, che vie­ne così imme­dia­ta­men­te costret­to in una gab­bia. C’è solo un modo per scap­pa­re: ini­zia­re ad impa­ra­re.

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Que­sta gab­bia, più o meno meta­fo­ri­ca, tra­spa­re nel­lo spet­ta­co­lo. C’è. C’è nel­la peda­na di Danie­la Dal Cin, uni­ca sce­no­gra­fia di que­sto spet­ta­co­lo, nel­le smor­fie di Pie­tro il Ros­so, negli sfor­zi che com­pie per par­la­re, met­ter­si in pie­di, a cimen­tar­si in quel­la che Oric­co chia­ma l’arte dell’”imboscarsi per soprav­vi­ve­re”, meta­fo­ra del­la con­di­zio­ne uma­na e, soprat­tut­to, del mestie­re dell’attore.