Sono così indie

Sono così indie che con la musi­ca non ci arri­vo a fine mese, ma i sol­di per la bam­ba e i bloo­dy bee­troo­ts inve­ce ce li ho sem­pre
S
ono così indie che mi pia­ce anda­re a bal­la­re
Sono così indie sem­pre nel­la lista di chi suo­na
Sono così indie che ho ini­zia­to a fare il dj
Sono così e fra poco usci­rà un ep

 A chi di voi non è mai capi­ta­to di
sen­ti­re la paro­la “indie”? Cre­do saran­no in pochi, soprat­tut­to
tra colo­ro com­pre­si nel­la fascia tra i 16 e i 25 anni, ad affer­mar­lo.
Al con­tra­rio, mol­ti avran­no sen­ti­to que­sto agget­ti­vo asso­cia­to ad un
gene­re musi­ca­le, ad un deter­mi­na­to sti­le o ad un modo di por­si, sui
social come nel­la vita rea­le. Ma che cos’è l’indie e da dove
nasce?

Eti­mo­lo­gi­ca­men­te la paro­la indie sta per indi­pen­den­te e va a com­pren­de­re tut­ti que­gli arti­sti che nel pano­ra­ma musi­ca­le non si asso­cia­no ad impor­tan­ti e
note case disco­gra­fi­che e che non sono appar­si nel mon­do del­la musi­ca
per aver par­te­ci­pa­to ad un talent show. In Ita­lia vie­ne por­ta­to dagli
Afte­rhours di Manuel Agnel­li, i Mar­le­ne Kun­tz e i CSI. Que­sto ter­mi­ne
nel nostro Pae­se, però, negli ulti­mi anni ha ini­zia­to ad assu­me­re un
diver­so signi­fi­ca­to, più ampio e com­pren­si­vo.

La can­zo­ne de Lo
Sta­to Socia­le “Sono così indie” usci­ta nel 2012 all’interno
dell’album “Turi­sti del­la demo­cra­zia” descri­ve,
ridi­co­liz­zan­do­lo, que­sto mon­do che si è venu­to a crea­re: un mon­do di
magliet­te arti­gia­na­li auto­gra­fa­te, di cami­cie a qua­dret­to­ni, di
vini­li e di EP. Lodo, Albi, Caro­ta, Chec­co e Bebo, i com­po­nen­ti del
grup­po, che teo­riz­za­no così per la pri­ma vol­ta le carat­te­ri­sti­che
del nuo­vo indie ita­lia­no: un indie che non è più sol­tan­to
un’opposizione al main­stream ed ai gran­di pro­dut­to­ri, ma è
diven­ta­to un vero e pro­prio modo di approc­ciar­si alla real­tà.
Quan­do nel 2012 è usci­ta “Sono così indie” non era­no anco­ra
però appar­si sul­la sce­na alcu­ni tra quel­li che oggi sono i mag­gio­ri
espo­nen­ti del gene­re. Sarà sol­tan­to nel 2015 che, in col­la­bo­ra­zio­ne
con Nic­co­lò Con­tes­sa de I Cani, Cal­cut­ta (pseu­do­ni­mo di Edoar­do
d’Erme) pub­bli­che­rà l’album che lo ren­de­rà cono­sciu­to,
Main­stream, ed i sin­go­li Gae­ta­no, Cosa mi man­chi a fare e Fro­si­no­ne.

È sta­to in que­sti
ulti­mi 5 anni che l’indie ha avu­to la sua mas­si­ma espan­sio­ne con
arti­sti qua­li Gaz­zel­le, Coma­Co­se, Bru­no­ri Sas, i Pin­gui­ni Tat­ti­ci
Nuclea­ri, Levan­te, Mot­ta e i Cano­va. Una musi­ca fat­ta di paro­le,
arran­gia­men­ti sem­pli­ci, rife­ri­men­ti chia­ri e diret­ti a situa­zio­ni
del­la vita quo­ti­dia­na e acco­sta­men­ti alle vol­te biz­zar­ri. Tra il
bugiar­di­no del­la tachi­pi­ri­na 500 di Cal­cut­ta che se ne pren­di due
diven­ta mil­le, i maschi le fem­mi­ne ed i fre­ni ini­bi­to­ri di
Ful­mi­nac­ci, i baci che san­no di Long Island di Gaz­zel­le e quel­li che
para­go­na­ti ad un addio sono la stes­sa cosa dei Pin­gui­ni Tat­ti­ci
Nuclea­ri, quan­do si ascol­ta un pez­zo indie è dif­fi­ci­le non
imme­de­si­mar­si o non ritro­var­si in alme­no una del­le paro­le can­ta­te.

Negli ulti­mi tem­pi
la musi­ca indie può rive­lar­si un otti­mo (quan­to meno alle mie
orec­chie) modo per tor­na­re con la men­te a quan­do la vita era nor­ma­le
e si cam­mi­na­va nei tre­ni la not­te alla Frah Quin­ta­le (quei tre­ni
sem­pre in ritar­do di Lake Washing­ton Bou­le­vard), si scom­pa­ri­va negli
abbrac­ci come Cal­cut­ta in Che cosa mi man­chi a fare e si ruba­va­no i
desi­de­ri di Car­lo e Fran­co a Fon­ta­na di Tre­vi.