L’11 settembre 2001 sono morte in totale 2977 persone, 2603 sono morte nel World Trade Center, circa 200 di loro hanno cercato la morte buttandosi dalle torri in fiamme.
Alle 9:41 i miei ultimi istanti di vita sono stati immortalati da Richard Drew, un fotografo dell’Associated Press.
Sto cadendo, dietro di me c’è la Torre Nord del World Trade Center, accanto la Torre Sud e sopra l’inferno da cui sto fuggendo.
Del mio corpo resterà poco o nulla, e quel poco o nulla tra meno di un’ora verrà seppellito dalle ceneri e dai detriti delle Twin Towers.
Nessuno sa come mi chiami o chi io sia, eppure l’immagine della mia morte è destinata ed essere uno dei simboli di questa tragedia. Nessuno sa perché sono qui, se questo sia il mio posto di lavoro o dove avevo un appuntamento d’affari, se fossi venuto a trovare un amico o a liberare la scrivania perché licenziato la settimana scorsa.
Forse sono uno dei 658 dipendenti della Cantor Fitzgerlad, tutti destinati a morire. Forse sono un cuoco, un cameriere o un cliente del ristorante più bello al mondo, il Windows on the World, anche in questo caso tutti destinati a morire.
Non so bene cosa sia successo. Una forte esplosione ha colpito il mio edificio fra il 93° e il 99° piano e poco dopo è successa la stessa cosa all’edificio accanto. Le poche notizie che abbiamo ci vengono fornite da chi si trova fuori, da chi riusciamo a contattare al telefono, sia familiari che numeri d’emergenza.
Sembra che entrambe le torri siano state colpite da un aereo. La torre ha tremato, i pannelli del soffitto sono venuti giù, le trombe degli ascensori sono distrutte. Le rampe delle scale dal 90° piano in su sono inaccessibili e avvolte dalle fiamme, i locali e gli uffici hanno iniziato a riempirsi di fumo.
In sottofondo continua ad andare l’allarme antincendio e una voce dall’altoparlante comunica l’imminente arrivo dei soccorsi. Vedere e respirare è sempre più difficile, abbiamo usato le sedie e i monitor per rompere i vetri delle finestre e far entrare dell’aria.
C’è chi si sporge e guarda materializzarsi il panico per le strade di New York: una sinfonia di sirene, una distesa infinita di carta che piove dal cielo. C’è chi sporgendosi preferisce morire gettandosi nel vuoto, piuttosto che finire bruciato o soffocato.
Probabilmente anch’io oggi, 11 settembre, ho fatto la stessa scelta, ho fatto di tutto per sopravvivere. Non volevo morire e sono diventato famoso per come la disperazione mi ha portato a farlo. Chiedo scusa a chiunque abbia riconosciuto nell’immagine di quell’uomo che cade, suo figlio, suo marito, suo padre o un suo amico.