
“Le notti bianche”, uno dei primi romanzi scritti dal celebre scrittore russo Fedor Dostovesky, pubblicato nel 1848, all’età di soli 27 anni. E’ un romanzo breve, che racchiude una forza poetica formidabile, che con un tono nostalgico ma allo stesso tempo dolce avvolge il lettore, travolgendolo totalmente all’interno della storia.
“Le notti bianche” si estende su un piano temporale di quattro notti, distribuite come un vero e proprio diario personale, e narra la storia di due sognatori che si incontrano casualmente nelle vie notturne di San Pietroburgo, scoprendo l’uno grazie all’altro cosa significhi veramente vivere, capendo più di ogni altra cosa che la vita inaspettatamente ti promette delle svolte, dei cambi di rotta, anche quando tutto sembrava destinato ad essere immutabile.
Il nostro protagonista non ha né un nome, né una professione, lui vive e si ciba dei sogni, e a causa della sua timidezza non riesce a vivere a pieno la sua vita nascondendosi in un mondo fantasioso costellato di felicità eterna che la sua mente immagina. Il momento della giornata che il sognatore ama di più, è la notte, durante la quale lascia andare la sua mente oltrepassando i confini della realtà, mentre passeggia per le vie buie e romantiche di San Pietroburgo dominate dalla nebbia e dal freddo gelido.
“Il sognatore, se serve una definizione precisa, non è un uomo ma, sapete, una specie di essere neutro. Si stabilisce prevalentemente in un angolino inaccessibile, come se volesse nascondersi perfino dalla luce del giorno, e ogni volta che si addentra nel suo angolino, vi aderisce come la chiocciola al guscio, e diventa simile a quell’animale divertente chiamato tartaruga, che è nello stesso tempo un animale e una casa.”

Il nostro sognatore vive nella malinconia e nella solitudine, oppresso dalla sua insicurezza, ma è proprio durante uno dei suoi viaggi notturni che incontra Nasten’ka, colei che gli stravolgerà la vita. Nasten’ka è una ragazza vitale e passionale, con il sognatore riesce a lasciarsi andare in lunghi discorsi, e tra risate e pianti parla della sua vita privata, della nonna cieca, del suo grande amore ormai perduto, offrendo così al protagonista degli spiragli di vita vera, che lui ammira quasi con invidia. Il sognatore e la giovane ragazza sono anime affini, se pur apparentemente diversi, condividono la solitudine, la mancanza, un senso di inadeguatezza, riuscendo a lasciare tratti indelebili l’uno nella vita dell’altro.
Il finale è struggente e inaspettato, demolisce un sogno che era ormai divenuto realtà. Di fatto, proprio quando sembra essere giunta una felicità genuina e reale per il sognatore, il crudele destino e l’imprevedibilità della vita si fanno strada nella sua serenità, disintegrandola per sempre.
Il sognatore incarna le speranze e le illusioni dei giovani, che sognano un amore folle e profondo, che immaginano il loro futuro costruendo meravigliosi castelli sulle nuvole nella speranza di riuscire a toccarli con mano un giorno. Non si può fare a meno di immedesimarsi nel sognatore, vivendo a pieno la primavera della vita, con tutti gli alti e bassi che ne conseguono.
Noemi Rossini
Molto bella questa recensione. Invoglia a leggere il libro…..