Strappare lungo i bordi

STRAPPARE LUNGO I BORDI: NETFLIX FA CENTRO CON L’ANIMAZIONE

Che Zero­cal­ca­re sia un gran­dis­si­mo fumet­ti­sta non lo sco­pria­mo di cer­to oggi. Con più di un milio­ne di copie ven­du­te Zero­cal­ca­re è a tut­ti gli effet­ti uno dei mas­si­mi espo­nen­ti del fumet­to in Ita­lia.

Già duran­te la (pri­ma) qua­ran­te­na, ave­va­mo poi avu­to modo di veder­lo anche nel cam­po dell’animazione. Infat­ti, su La7 con Pro­pa­gan­da Live pri­ma e su You­tu­be poi la sua “Rebib­bia Qua­ran­ti­ne” ha intrat­te­nu­to tut­ti duran­te i bui mesi di ini­zio 2020.

Ma è con “Strap­pa­re lun­go i bor­di” che Miche­le Rech alias Zero­cal­ca­re ha rag­giun­to le mas­se ed è diven­ta­to un vero e pro­prio feno­me­no su inter­net e non solo.

Zero Calcare

Strap­pa­re lun­go i bor­di” è una serie tv ani­ma­ta pro­dot­ta da Net­flix, diret­ta, idea­ta e dop­pia­ta da Zero­cal­ca­re. Duran­te i sei epi­so­di del­la serie seguia­mo due linee di nar­ra­zio­ne dif­fe­ren­ti. La pri­ma par­te dell’episodio è infat­ti sem­pre ambien­ta­ta nel pas­sa­to e rac­con­ta di Zero e dei due suoi ami­ci di sem­pre, Sarah e Sec­co, e del­le loro disav­ven­tu­re pri­ma alle medie e poi suc­ces­si­va­men­te al liceo e all’università. Duran­te il pri­mo epi­so­dio poi cono­scia­mo Ali­ce, amo­re mai con­fes­sa­to di Zero.

La secon­da par­te dell’episodio inve­ce rac­con­ta di un viag­gio che Zero, Sarah e Sec­co devo­no affron­ta­re.
Ed è pro­prio nel­la secon­da par­te degli epi­so­di che Zero­cal­ca­re dà il meglio di sé. Ognu­no di noi si può ritro­va­re negli infi­ni­ti viag­gi men­ta­li che Zero fa, ed è qui che la serie vin­ce. Tut­ti, chi più chi meno, 

ci sen­tia­mo rac­con­ta­ti dal­la serie. Da chi non ha il corag­gio di cam­biar­si i pan­ta­lo­ni in un bagno pub­bli­co, a chi ha da poco tra­slo­ca­to e non sa più come ren­de­re ordi­na­ta la casa; da chi alme­no una vol­ta ha pro­va­to a scri­ve­re a una ragaz­za sen­za però espor­si trop­po, a chi cer­ca di pen­sa­re a tutt’altro piut­to­sto che fare brut­ti pen­sie­ri.

Un altro pun­to vin­cen­te del­la serie sta nel dop­piag­gio. Tut­ti i per­so­nag­gi del­la serie, ad ecce­zion fat­ta per la coscien­za a for­ma di arma­dil­lo (dop­pia­ta da Vale­rio Mastran­drea), sono dop­pia­ti da Zero­cal­ca­re. Se que­sta al momen­to dell’uscita del trai­ler fu’ rite­nu­ta una mos­sa fal­sa, in real­tà è un vero pun­to vin­cen­te. Noi spet­ta­to­ri vedia­mo sem­pre le cose dal pun­to di vista di Zero, e il fat­to che è lui a dop­pia­re tut­ti gli altri ci fa imme­de­si­ma­re mag­gior­men­te nel­le vicen­de.

Come non cita­re poi tra le cose posi­ti­ve il fan­ta­sti­co per­so­nag­gio del­la coscien­za di Zero a for­ma di arma­dil­lo. Tut­ti noi abbia­mo avu­to dia­lo­ghi simi­li a quel­li che han­no l’armadillo e Zero nel­la serie. La dif­fe­ren­za è che Mastran­drea, tra

l’altro alla pri­ma espe­rien­za al dop­piag­gio, rie­sce a ren­de­re inte­res­san­te e diver­ten­te anche una discus­sio­ne sul come scri­ve­re e il come non scri­ve­re a una ragaz­za.

Altro pun­to a favo­re è il faci­le bin­ge-wat­ching. La serie tv dura sei epi­so­di e l’episodio più lun­go non supe­ra i ven­ti minu­ti. Insom­ma, una serie tv simi­le di que­sti tem­pi la si divo­ra in un pome­rig­gio pra­ti­ca­men­te. E pro­prio il bin­ge-wat­ching è il modo miglio­re per con­su­ma­re que­sto pro­dot­to.

Men­tre ridi fino alle lacri­me per l’aneddoto sul “lucer­to­lo­ne nazi­sta” a cui Zero dava ripe­ti­zio­ni, le lacri­me vere la serie tv te le fa usci­re pian pia­no. Dan­do­ti poi un bel pugno allo sto­ma­co intor­no alla penul­ti­ma pun­ta­ta. Pra­ti­ca­men­te ini­zi il

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pome­rig­gio che ridi tan­tis­si­mo, e lo fini­sci a fis­sa­re il vuo­to chie­den­do­ti se sia­mo dav­ve­ro qual­co­sa in più che “sem­pli­ci fili d’erba”.

L’unica cri­ti­ca che si è sen­ti­ta su que­sta serie è il for­te dia­let­to roma­no che Zero­cal­ca­re usa per il dop­piag­gio. Ora chi vi scri­ve è roma­no e quin­di, abi­tua­to al dia­let­to roma­no, non può dir­vi quan­to sia osti­co per chi non è abi­tua­to a sen­tir­lo tut­ti i gior­ni. Quel­lo che però può dir­vi è che è in pie­no sti­le Zero­cal­ca­re, che già nei suoi “Rebib­bia Qua­ran­ti­ne” usa­va il suo dia­let­to roma­no.

Sono abba­stan­za sicu­ro che non ser­vo io a dir­vi di vede­re que­sta serie, per­ché ormai l’avrete già vista, quin­di “Anna­mo a pija er gela­to?” 

Mat­teo Maroc­chi