
Si è da poco conclusa la seconda stagione di The Mandalorian, serie spin off di Star Wars che è riuscita nell’impensabile: mettere d’accordo tutto il fandom facendolo gioire all’unanimità sulla bellezza di un prodotto derivante da ciò che Lucas creò nel sempre più lontano 1977 con Una nuova speranza. Infatti, sia la trilogia prequel, che quella sequel, sono state oggetto di puro odio e tossicità da parte dei fruitori dei questi prodotti. Comportamento puerile e non giustificabile, ma non aiutato dalle scelte prese, o addirittura da quelle non prese, dai piani alti che dovettero coordinare i progetti.
Insomma, se già con lo stesso Lucas sembrasse che fossero stati messi dei chiodi su una bara di nome Star Wars negli anni ‘2000, la direzione coordinata da Kathleen Kennedy durante l’era Disney sembrava avesse mandato ufficialmente alla deriva Star Wars senza possibilità di rimedio. Ma nel 2019 si palesò una nuova speranza, personificata da un cacciatore di taglie e portante il nome di The Mandalorian. Va in onda la prima serie spin off di un brand il cui materiale raccontabile è pressoché infinito, ma che sul grande o piccolo schermo non è ancora stato sfruttato come dovrebbe.
Ambientato dopo la caduta dell’impero ne Il ritorno dello Jedi e prima dell’ascesa del primo ordine in Il risveglio della forza, The mandalorian racconta le avventure di un cacciatore di taglie interpretato da Pedro Pascal, che si ritrova a viaggiare con colui che il popolo di Internet ha soprannominato Baby Yoda, in quanto quest’ultimo deve essere condotto da altri membri della sua specie poiché estremamente potente e cacciato da diverse forze oscure… Lo show è tanto semplice quanto piacevole da guardare. Pregno di amore per tutto il mondo di Star Wars e verso ciò che esso contiene. Questa alchimia è coordinata e tenuta in piedi da un comparto tecnico incantevole in quanto questo show utilizza i mezzi a sua disposizione in maniera più che equilibrata. Non si limita a creare tutto come fece Lucas vent’anni orsono, ma moltissimi aspetti vengono svolti in maniera pratica e concreta. I costumi, le armi e il trucco sono realizzati concretamente, e tale aspetto è più che visibile agli occhi dello spettatore, permettendo un’immersività senza precedenti.
Laddove non si possano più usare degli aspetti fisici, viene in aiuto una nuova tecnologia di nome Stagecraft, che sostituisce il greenscreen permettendo di proiettare in tempo reale su degli schermi delle ambientazioni create digitalmente, permettendo in primis agli attori di comprendere meglio dove si trovino e in secondo luogo di avere meno problemi in termini di post-produzione, e di tutti i problemi che essa comporta, in quanto la maggior parte degli scenari sarà già stata creata.

Una tecnologia che permette di svolgere un passo ulteriore nel mondo degli effetti visivi, permettendo di creare un legame ancora più potente tra lo spettatore e il prodotto realizzato. Questo spin off del mondo di Star Wars è stato il pioniere di questa tecnologia, ma è ancora più importante il fatto che abbia permesso al franchise di rinascere grazie al suo enorme successo. Infatti, a dicembre sono stati annunciati innumerevoli prodotti, tra serie televisive ed animate, che se in termini di qualità dovessero anche solo essere simili a The Mandalorian, sarebbero sufficienti per tenere vivo ed acceso come una fiamma l’interesse da parte di tutti coloro che amano questo universo e che sono curiosi di scoprire sempre di più su tutto ciò che esso contiene.