L’eccesso derivante dal trionfo

L’ascesa ed il declino di Jordan Belfort, il broker che conquistò una fortuna incredibile truffando milioni di investitori, spendendo le proprie ricchezze togliendosi ogni sfizio e vivendo nel lusso più sfrenato, finchè la sua società attirò l’attenzione dell’FBI.
Martin Scorsese è un regista che ci ha sempre abituati ad opere cinematografiche maestose, che trasmettono tutta la sua passione nei confronti della settima arte, spaziando in una moltitudine di generi mantenendo sempre un elevatissimo livello qualitativo: proprio per questo egli viene tutt’oggi annoverato come uno tra i migliori registi di sempre, e nel corso degli anni è riuscito ad emozionare ed impressionare per la sua efferatezza nel narrare storie di criminalità senza omettere la violenza, fisica e mentale, che contraddistingue gran parte della sua filmografia.
Con “The Wolf of Wall Street”, il regista si cimenta nella trasposizione cinematografica di una storia vera, adattando per il grande schermo l’omonima autobiografia di Jordan Belfort, nonché protagonista della pellicola ed interpretato da Leonardo DiCaprio, decretando la quinta collaborazione con Scorsese, per offrire al pubblico quello che è senza alcun dubbio uno dei migliori film dello scorso decennio.
Scorsese palesa tutto il suo estro creativo, realizzando una pellicola decisamente sopra le righe: esagerata, scurrile e che si prende ogni libertà possibile per descrivere al meglio

la vita di un uomo ossessionato dalla sete di potere e che vede nel denaro la sola ed unica fonte di successo. E sarà proprio questa sua avidità a portarlo ad un inevitabile e tragico declino.
“The Wolf of Wall Street” è uno di quei film che una volta visto difficilmente si dimentica, poiché si tratta di una pellicola mastodontica, con un cast formato da un corposo numero di attori ed attrici in stato di grazia a partire da una magnetica Margot Robbie fino ad uno straordinario Jonah Hill, ma su tutti spicca l’immensa interpretazione di Leonardo DiCaprio, personalmente al massimo delle sue capacità recitative.
Egli ci regala una performance sopra le righe ed indimenticabile, sicuramente la più meritevole del tanto ambito premio oscar.

Quello interpretato da DiCaprio è un personaggio estremamente carismatico e caratterizzato in maniera eccellente: la sua sete di potere e di denaro è costantemente percettibile dallo spettatore, così come la sua frustrazione nelle fasi di declino.
Quest’ultime donano alla pellicola una marcata componente drammatica, differenziandosi in maniera netta dal tono umoristico che si percepisce nella prima parte, dimostrando tutta l’abilità
registica di Scorsese nel gestire al meglio due generi cinematografici come la commedia ed il drammatico in maniera egregia, e con l’aggiunta di una graditissima rottura della quarta parete attraverso cui Jordan Belfort interagisce direttamente con il pubblico, accentuando ancor di più il suo egocentrismo già percepibile durante il corso del lungometraggio. Impeccabile anche il montaggio, che contribuisce a rendere i dialoghi e le situazioni ancor più coinvolgenti, con un continuo susseguirsi di droga, alcol, sesso, e violenza, il tutto inserito in 180 minuti che scorrono senza sosta e mantenendo sempre elevata la qualità generale di un lungometraggio straordinariamente memorabile, attraverso cui Martin Scorsese conferma per l’ennesima volta la sua maestria dietro la macchina da presa.
Andrea Mazzapicchio (CineTalk_ITA)
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