
Cosa hanno in comune un gruppo punk femminile italiano, una professoressa della Statale di Milano e Giovanna D’arco? Essere streghe eretiche, tutt’altro che zitte.
Nel lontano 2002 un gruppo di 5 donne, le Bambole di Pezza, pubblicano il loro primo singolo “Le streghe”, riprendendo un famoso slogan del movimento femminista degli anni 70’: “Tremate, Tremate, le streghe son tornate!”.
Voci di corridoio, quelle di mia nonna, narrano di cortei dell’otto Marzo di quegli anni dove venivano bruciati i reggiseni a ritmo di quel fortissimo grido.
L’associazione, a 18 anni dopo l’uscita di questo brano e circa 739 anni dopo la morte
della prima figura femminile, Guglielma, citata nel saggio di Marina Benedetti,“Condannate al silenzio: Le eretiche medievali” , pare a me immediata.
Se c’è una cosa che tutti sappiamo è che il punto di vista da cui i fatti vengono narrati ne determina, purtroppo, la veridicità unilaterale, oltre che la canonica e stereotipata esistenza. Che la storia fosse narrata da chi l’ha vinta, ovvero principalmente da uomini, mi è sempre stato piuttosto chiaro: mai una degna menzione o focus sulla questione femminile sui libri di scuola, dato da una visione patriarcale del passato di una società patriarcale. Tale visione non appartiene solo, quindi, alle medievali orecchie di giudici-vescovi dell’Inquisizione durante i processi delle “donne valdesi”, ma anche ai successivi storici o scrittori di manuali scolastici. Fino ad adesso! Dove ho potuto apprendere della presenza storica di donne potenti zittite, torturate, bruciate vive e filtrate dal patriarcato.
Marina Benedetti offre esempi che rispondono a una delle richieste, quella del Controllo dello Spazio, (vedi “Meat Market -Carne femminile sul banco del capitalismo”) del sistema patriarcale in cui viviamo adesso, ma in cui ovviamente vivevano anche queste donne, con forme di repressione più esplicitamente violente.
Se ora questo controllo è esplicitato in altre forme, durante il momento storico in cui lo strumento di coesione -quindi, di controllo sociale- era la religione, o meglio le rigide regole del dogma cattolico a cui bisognava sottostare, il meccanismo di controllo dello spazio era la morte al rogo e le silenti tracce della loro esistenza nelle pagine d’inchiostro della storia. Come mai ciò? Perché le persone hanno la memoria corta, soprattutto quelle accecate dal potere che non vogliono lasciare.
Cosa abbiamo normalmente di queste donne? Una stereotipata figura: la strega.
-Brutta, perché se c’è un qualcosa per cui noi donne siamo sempre e solo state riconosciute è un preciso e rigido dogma: la bellezza
-Armata di magici poteri metafisici: impensabili per donne che dovevano stare obbedienti alla simpatica citazione di Paolo “Le donne nelle assemblee tacciano; non si permetta loro di parlare, ma stiano sottomesse”, Corinzi 1, 14,34.
Poteri magici come la volontà di affermarsi tramite la propria vocazione, nel caso delle Donne raccontate accuratamente da Marina Benedetti, la professione di dottrine considerate Eretiche.
Ricordando che la parola eretico proviene dal greco “airetikos”, ovvero “che sceglie”, la strega è sempre stata colei che tra un gruppo di ribelli che sceglievano (gli eretici) ha, a sua volta, scelto. Scelto di parlare, di esistere.
E’ fondamentale tenere a mente la condizione di duplice emarginazione: in quanto donne in una società medievale e in quanto donne religiose che si allontanano dal dogma cattolico.
In cosa consiste quindi il lavoro di Marina Benedetti? Lei si fa “strega”, per spegnere le fiamme dei roghi che hanno, fino ad oggi, coperto il loro silenzio e si fa eretica, scegliendo di raccontare le figure de “Le donne Valdesi”: una tra tutte è “Jeanne D’Arc” con una precisa e dettagliata descrizione che va oltre ogni stereotipo con cui l’abbiamo sentita sempre raccontare.
Molti non sanno che il motivo giudiziario ufficiale per cui venne politicamente, più che religiosamente, condannata al rogo fu che, dopo aver abiurato, venne condannata al carcere perpetuo, ma poi ricadde nel vero peccato, quello di indossare abiti maschili.
Abiti e fattezze ovviamente “sconcertanti” con i quali perpetuare la propria causa, quella di riconquistare la città d’Orleans durante la guerra dei Cent’anni. A questo luogo verrà legata per l’eternità quando nel 1920 verrà proclamata Santa, “Jeanne d’Arc, la Pulzella D’Orleans”.
Il vero peccato fu quello di ricoprire il ruolo di coloro che l’avevano sempre oppressa. La pena? Il rogo ed il silenzio, riguardo il quale possiamo iniziare a dissentire.
Proprio per questa ultima serie di motivi è di fondamentale importanza che “Le streghe son tornate, ammaliando per essere adorate” e che la narrazione di personaggi femminili nella storia venga affidata proprio alle “streghe”, a eretiche, a donne che scelgono come Marina Benedetti o Giovanna D’Arco. Ma soprattutto che si continui a bruciare reggiseni nei cortei ricordando le fiamme con cui vennero zittite queste donne, gridando il loro silenzio indotto con la voce delle Bambole di Pezza, attraverso il tempo e lo spazio in cui dobbiamo, a causa di problemi sempre diversi, lottare.
Bianca Del Basso
