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Trilogia della villeggiatura – Point Of View

Il team de Lo Sba­glia­to ha deci­so di ade­ri­re all’iniziativa pro­po­sta da MTM tea­tro Lit­ta, assi­sten­do ai loro spet­ta­co­li onli­ne.

Ecco due recen­sio­ni con pun­ti di vista dif­fe­ren­ti: da un lato uno sguar­do appas­sio­na­to e atten­to ai det­ta­gli, dall’altro gli occhi inte­res­sa­ti di chi vuo­le emo­zio­nar­si.

Emozionati

Il mio è il pun­to di vista di uno spet­ta­to­re che guar­da spe­ran­do di emo­zio­nar­si, di imme­de­si­mar­si in un per­so­nag­gio o sem­pli­ce­men­te di sva­gar­si; in que­sto caso mi sono ritro­va­ta in tut­te e tre le situa­zio­ni. 

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Ini­zio col dire che mai mi sarei aspet­ta­ta di assi­ste­re ad uno spet­ta­co­lo di tea­tro dal­lo scher­mo di un tele­fo­no e pro­va­re le stes­se sen­sa­zio­ni che la sce­na rega­la a chi è sedu­to di fron­te al pal­co. MTM Tea­tro Lit­ta ha dato vita ad una gran­de ini­zia­ti­va che ha lo sco­po di por­ta­re i loro spet­ta­co­li più ama­ti diret­ta­men­te a casa nostra. Sono sta­ta incu­rio­si­ta da que­sta pro­po­sta e mi sono fat­ta così cat­tu­ra­re da “Tri­lo­gia del­la vil­leg­gia­tu­ra”.

L’opera di Gol­do­ni è incen­tra­ta sul­le vicen­de di un grup­po di bor­ghe­si che ven­go­no rac­con­ta­te tra­mi­te una serie di tre com­me­die, ognu­na di esse foca­liz­za­ta su un aspet­to diver­so del­la clas­se socia­le. Il desi­de­rio e l’euforia del­la par­ten­za per la vil­leg­gia­tu­ra si affie­vo­li­sco­no man mano con il sus­se­guir­si di epi­so­di ina­spet­ta­ti, fino a spe­gner­si del tut­to con il ritor­no in cit­tà.

E’ sta­to inte­res­san­te vede­re il cam­bia­men­to attua­to dai sin­go­li per­so­nag­gi, l’abbandono del­la masche­ra impo­sta dal­la socie­tà e la rot­tu­ra del­le aspet­ta­ti­ve che ognu­no nutri­va nei con­fron­ti dell’altro. Una rive­la­zio­ne die­tro l’altra por­ta a sco­pri­re le emo­zio­ni sin­ce­re e le rea­li inten­zio­ni dei per­so­nag­gi e l’atmosfera da ecces­si­va­men­te gio­io­sa diven­ta improv­vi­sa­men­te cupa e malin­co­ni­ca. Ogni atto­re è riu­sci­to a mostra­re un lato uma­no che va oltre la fin­zio­ne e in alcu­ni casi la tra­sfor­ma­zio­ne è sta­ta tale da non per­met­te­re più nem­me­no il rico­no­sci­men­to del per­so­nag­gio, come per lo “scroc­co” Fer­di­nan­do.

Un altro ele­men­to che mi ha stu­pi­to riguar­da la par­ti­co­la­re costru­zio­ne del­lo sce­na­rio in cui il pal­co diven­ta­va luo­go di due situa­zio­ni paral­le­le. Un uni­co qua­dro mostra­va vicen­de distin­te, ma lega­te al con­tem­po da un filo sot­ti­le e qua­si invi­si­bi­le, come una paro­la o un pen­sie­ro. I dia­lo­ghi che si alter­na­no sen­za per­de­re mai l’equilibrio cat­tu­ra­no l’attenzione e sono sta­ti l’inizio del con­fron­to con la real­tà. 

Da men­zio­na­re inol­tre le sce­ne di grup­po, dove sono sta­te evo­ca­te situa­zio­ni dina­mi­che dagli sfon­di pre­ci­si anche solo con l’utilizzo di vali­gie e sedie in metal­lo. L’euforia del­la par­ten­za e il tipi­co pome­rig­gio in vil­leg­gia­tu­ra sem­bra­va­no ambien­ta­te al di fuo­ri del pal­co­sce­ni­co ed è que­sto il vero obiet­ti­vo del tea­tro.

In un momen­to in cui tut­to sem­bra con­ge­la­to lo scher­mo può diven­ta­re un sipa­rio che si apre sul­le nostre case.

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Il mio pare­re sul­la rap­pre­sen­ta­zio­ne è quel­la di una gio­va­ne appas­sio­na­ta del­la dimen­sio­ne tea­tra­le e ami­ca dell’ambiente MTM. 

Infat­ti, quel­le vec­chie vol­pi di Grock devo­no esse­re in pos­ses­so di qual­che tipo di pozio­ne magi­ca da rifi­la­re sapien­te­men­te al loro pub­bli­co affe­zio­na­to. Mi stu­pi­sco sem­pre, anche se dovrei ini­zia­re ad aspet­tar­me­lo, di come rie­sca­no ad alleg­ge­ri­re il clas­si­co dal peso del tem­po, alter­nan­do risa­te di gusto ad altre più ama­re. 

Ebbe­ne, anche la “Tri­lo­gia del­la Vil­leg­gia­tu­ra” di Car­lo Gol­do­ni non è sta­ta rispar­mia­ta dal­la loro tera­pia dima­gran­te; tran­ne per la lunghezza…per quel­la nes­su­na die­ta “fai-da-te 10kg in 10 minu­ti” potreb­be ridi­men­sio­na­re le lun­ghe e tan­tis­si­me com­me­die di Gol­do­ni. 

La scel­ta è auda­ce come la com­pa­gnia: pren­de­re per il col­lo usi, maria­ge e usan­ze del­la bor­ghe­sia ram­pan­te con­tem­po­ra­nea a Gol­do­ni e tra­pian­ta­re tut­to nel Boom eco­no­mi­co ita­lia­no degli anni 50, dove gon­ne a ruo­ta pastel­lo svo­laz­za­no tra swing e vali­gie con le chiu­su­re in pel­le. 

Abbia­mo uno spet­tro del­la bor­ghe­sia vene­zia­na amplis­si­mo: tra uomi­ni pove­ri di sen­ti­men­ti quan­to di dena­ro, sorel­le osses­sio­na­te dal­la moda per la Moda fran­ce­se, padri di fami­glia suc­cu­bi del­le volon­tà di una figlia inna­mo­ra­ta del ben pen­sa­re, gio­va­ni voglio­si del dana­ro démo­dé e pove­ri ser­vi (dal dia­let­to impec­ca­bi­le) rea­li­sti come Vit­to­rio De Sica in mon­do Hol­ly­woo­dia­no. 

Cosa può, allo­ra, uni­re que­ste ani­me peren­ne­men­te insod­di­sfat­te? L’innata bor­ghe­se capa­ci­tà di esse­re vit­ti­ma del­la com­pe­ti­zio­ne, del “ben pen­sa­re” e del pet­te­go­lez­zo. 

Osses­sio­na­ti dal­la volon­tà di pos­se­de­re quel­lo che è bene ave­re, per­do­no, oltre i sol­di che riten­go­no tut­to, anche i pochi sen­ti­men­ti veri per loro e non per la “mora­le” impo­sta. 

Per­si­no Amo­re si con­ce­de solo attra­ver­so un casto bacio, non oltre il costu­me det­ta­to da un’ipocrita socie­tà che pre­di­ca l’obbligo al diver­ti­men­to e raz­zo­la mise­ria. 

Resta però, signi­fi­ca­ti ulti­mi a par­te, una pia­ce­vo­le com­me­dia che susci­ta una con­te­nu­ta (e bor­ghe­se) risa­ta mista alla pena per il rea­li­smo (di cui lo spet­ta­to­re sen­te puz­za fin da subi­to) che si abbat­te­rà sui buf­fi per­so­nag­gi. 

Spet­ta­co­lo con­si­glia­to anche attra­ver­so l’asettica fine­stra digi­ta­le sul­la real­tà (ovve­ro il cana­le Vimeo del tea­tro Lit­ta), non sono le pol­tro­ne ros­se del Tea­tro Leo­nar­do, ma ci si accon­ten­ta.

Sofia Cic­cot­ta
Bian­ca del Bas­so