“La ballata di Adam Henry”, romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan, pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 2014, tratta di argomenti molto forti, intrinsechi ad una trama apparentemente semplice e volti a trovare risposta ad una domanda paradossale: scegliere la propria morale o la vita?

La protagonista del libro è Fiona Maye, una donna di circa sessant’anni che ha dedicato la sua intera vita al lavoro, sacrificando così il suo desiderio di avere una famiglia; la sua professione richiede infatti molta dedizione e concentrazione, ella di fatto è giudice dell’Alta Corte Britannica. Fiona si ritrova ad affrontare una crisi matrimoniale improvvisa alla quale non riesce a far fronte, in quanto da sempre abituata a prendere decisione per altri e mai per se stessa. Fiona viene presentata come una donna apparentemente fredda e inscalfibile ma, nonostante la sua forza innata, nasconde grandi debolezze e insicurezze, mettendo in evidenza come anche una vita apparentemente perfetta possa celare tanti difetti e tante crepe. Spesso questo la porta a desiderare di scomparire e fluttuare leggera nell’aria.
“Non avere un corpo, fluttuare libera da ogni costrizione fisica, era ciò che avrebbe preferito in assoluto”.
A questa delicata situazione personale della donna, si aggiunge una causa veramente particolare e altrettanto fragile, che naturalmente cerca la sua soluzione nelle mani di Fiona. Infatti, la causa a cui la giudice deve far fronte riguarda una giovane ragazzo Testimone di Geova, Adam Henry, il quale è malato di leucemia e rischia la morte a causa del suo rifiuto nel ricevere una trasfusione di sangue. Al ragazzo mancano pochi mesi per raggiungere la maggiore età ma questo non basta a renderlo principale fautore del proprio destino, decidendo così della sua vita e della sua morte, e secondo gli avvocati i suoi genitori potrebbero essere dei fanatici disposti a sacrificare il figlio per non venir meno alla fede. Questo ci fa dedurre che il caso di Adam Henry non è un caso come tutti gli altri. Adam è un ragazzo dalle spiccate doti artistiche, appassionato di musica e dotato di un’intelligenza sorprendente per un diciassettenne, ma la sua fede gli impedisce di poter vivere e lui è deciso a fare la volontà di Dio a qualsiasi costo.

“Adam era venuto a cercarla, chiedendo quello che volevano tutti e che soltanto l’umana libertà di pensiero e non il soprannaturale aveva da offrire. Un senso”.
Da subito Fiona prende a cuore il caso di questo ragazzo; i due, per motivi differenti, vivono un periodo di solitudine, di incertezza per il futuro e di grande fragilità che in qualche modo li avvicina e li rende complici. McEwan ci rende partecipi di questo viaggio interiore nei due protagonisti attraverso parole dolci e delicate, portandoci ad empatizzare verso i loro sentimenti.
Un romanzo di una sensibilità immensa che rappresenta la grande domanda esistenziale citata in principio, alla quale neanche il libro in sé riesce a dare una risposta, forse perché è una domanda ancora più grande di noi… piccoli uomini.