
Us è un film uscito nel 2019 diretto e scritto da Jordan Peele, regista già affermatosi grazie a “Get out” che agli Oscar ricevette una statuetta per la sceneggiatura e quattro nomination. Il film vede protagonista una semplice famiglia americana che si reca a Santa Cruz per le vacanze, malgrado in quello stesso luogo la madre anni prima abbia vissuto un’esperienza che l’ha segnata per tutto il resto della sua vita.
Durante la loro prima notte in California, nel vialetto fuori dalla loro abitazione i protagonisti vedono delle persone aventi una tuta di colore rosso… Si tratta dei loro doppelgänger…
La bellezza di questo film non sta solo nella trama o nella regia, che risultano comunque di alto livello, ma di cosa la narrazione va a rappresentare. All’interno di questo film essa non è nient’altro che un pretesto per descrivere tramite un’eccelsa allegoria il marcio presenti negli Stati Uniti d’America al giorno d’oggi. Non è infatti un caso che il titolo “us” tradotto significhi sia “noi” che “United States”, ovvero “Stati Uniti”. Non è un caso che questi sosia vengano chiamati “gli incatenati”.
Un film che inizialmente sembra parlare solo di razzismo verso le persone di colore, dato che in quella che almeno sulla carta è la più grande democrazia del mondo risulta essere una piaga tutt’altro che in via di debellazione. Ma questa pellicola va oltre, andando a parlare della discriminazione tra classi sociali. Lo si può evincere dal fatto che tra gli incatenati siano presenti bianchi, neri, donne e bambini ed in particolare un dialogo fa capire che in questo film c’è ben più di quanto si possa vedere superficialmente. “Siamo americani” è una frase che viene detta da uno degli incatenati ai membri della famiglia. Tutto ciò combinato ad ulteriori elementi del film fanno capire come esso sia una critica nei confronti di un sistema discriminatorio che non si occupa delle persone considerate inferiore e che malgrado esse siano di numero superiori rispetto a quelle più agiate, è come se non esistessero.
Non è infatti un caso che all’inizio del film venga detto che in America siano presenti un gran numero di reti fognarie ormai abbandonate e che gli incatenati vivano lì dentro.
Non è un caso che questi ultimi formino una catena umana per far capire che i loro diritti contano e che non sono stati per nulla rispettati, come il film lascia intendere all’inizio con una scena che mostra gli americani in procinto di formare una catena umana per combattere la fame negli stati uniti. Un film talmente profondo che per enfatizzare il suo messaggio utilizza degli escamotage religiosi ed una metodologia che a tratti potrebbe persino ricordare Dante e la sua Commedia. Infatti all’interno del film si vedrà più volte la scritta “11:11” in riferimento al verso di Geremia presente nella Bibbia. Esso se letto ed interpretato allude alla liberazione degli incatenati e al fatto che ciò sia ineluttabile, che l’America razzista lo voglia o meno. Mentre la lettura Dantesca sta nel cartello stesso che ha lo scopo di incutere timore a chi lo legge e a chi è in grado di comprenderlo, allontanando il malcapitato dal pericolo incombente. I protagonisti non lo sanno interpretare ed infatti vanno dritti nella fossa del leone. Numeri presenti sul cartello che ogni volta che appariranno, saranno sinonimo di pericolo incombente.

Si potrebbero spendere infinite parole per parlare di questo film, ma in conclusione è sufficiente dire che Us è un ottimo esempio di critica sociale che tramite un’eccelsa allegoria riesce a rappresentare il marcio rappresentato da una nazione. Marcio che si tende a negare, ma che non viene affatto dimenticato e per il quale si dovranno pagare le dovute conseguenze.