
“Villette”, romanzo della celebre Charlotte Bronte, reso edito nel 1853, viene considerato da molti critici letterari il vero capolavoro della scrittrice, superando addirittura “Jane Eyre”, sua opera tuttavia più conosciuta. Questo romanzo riconferma tutte le caratteristiche della scrittura di Charlotte Bronte, la sua capacità di presentare i suoi personaggi con delicatezza e purezza, ma senza tralasciare i lati più cupi e impetuosi dell’animo umano, cercando sempre di mettere su carta la vera essenza delle persone che popolano il mondo.
Inoltre in “Villette” ritroviamo anche la tendenza, della scrittrice inglese, a scardinare la perfezione e la bellezza nei suoi personaggi, concentrandosi piuttosto sul carattere, che spesso spicca tra l’ignoranza e la superficialità che invece governa il mondo circostante.
“Villette” narra la storia di Lucy Snowe, una ragazza minuta con un carattere enigmatico, riservato e molto timido, sotto al quale però si nasconde una grandissima determinazione e forza d’animo. Nel corso della storia vedremo questa esile bambina, spaventata e semplice spettatrice della vita, diventare successivamente una donna splendidamente forte e resiliente, capendo veramente cosa significa vivere, divenendo la protagonista della sua di vita. Lucy però, è una ragazza sfortunata, come se il destino fosse a lei avverso, ed è proprio questo a renderla sola, completamente, tanto da portarla a diffidare di tutti, eccetto di sé stessa.

Lucy è un’orfana, da piccola viene affidata alla sua madrina Mrs Bretton, presso la quale trascorre la sua intera infanzia e parte della sua adolescenza, ma per la giovane ragazza arriva il momento di spiegare le ali e diventare una vera e propria cittadina del mondo, così inizia la ricerca di un lavoro e il suo percorso di crescita. La ragazza trova impiego presso un’anziana signora, presto però il fato si scaglia di nuovo contro la sua vita e la sfortunata protagonista è costretta a prendere una decisione importante: lasciare la sua amata Inghilterra e trasferirsi altrove.
Così prende un traghetto da Londra, diretto in Francia. In seguito ad un incontro bizzarro con una buffa ragazza francese sul traghetto, Lucy decide di dirigersi presso la città di Villette, una città immaginaria inventata dalla stessa scrittrice. Arrivata a Villette Lucy si dirige presso un collegio femminile, dove otterrà il ruolo di insegnate di inglese, e qui la sua vita cambierà completamente, vivrà per la prima volta emozioni forti, come l’amore, ma quel destino spietato, purtroppo torna inesorabilmente nella vita della giovane donna.
eppure non si ferma, prende in mano la sua vita e va avanti, vivendo ancora più a pieno, concentrandosi su di sé, riuscendo a raggiungere importanti traguardi. Lucy vuole raggiungere l’indipendenza, concentrandosi sul lavoro, vivendo di questo.
Il finale è spiazzante, capace di stravolgere completamente il lettore, che ormai pensava, o meglio, sperava che Lucy non fosse condannata alla solitudine eterna, ma è proprio in questo momento che la forza d’animo della nostra protagonista emerge. Infatti è proprio nel finale che troviamo la conferma della grande personalità, del forte carattere e dell’immensa sensibilità di Lucy, che di fatto si ritrova da sola, completamente, senza più alcun affetto; eppure non si ferma, prende in mano la sua vita e va avanti, vivendo ancora più a pieno, concentrandosi su di sé, riuscendo a raggiungere importanti traguardi. Lucy vuole raggiungere l’indipendenza, concentrandosi sul lavoro, vivendo di questo.
Una forte malinconia e un’echeggiante solitudine fanno da sfondo a questo romanzo, accompagnate da un incombente mistero che si cela dietro il carattere della nostra protagonista, che mai si rivela totalmente ai suoi lettori, nascondendo sempre un lato di sé, come se avesse paura di mostrare tutta la sua personalità.

Non è un romanzo che rapisce il lettore sin dalla prima pagina, c’è bisogno di tempo per ingranare la trama e abituarsi al mesto paesaggio che caratterizza questo libro, tuttavia, una volta compresa la sensibilità di Lucy, ci si lascia travolgere dalle delicate parole della scrittrice.
“Avrei voluto trovare un compromesso con il fato: sfuggire alle grandi angosce del destino per sottomettermi a un’intera vita di privazione e piccoli dolori. Ma il fato non si lasciò placare così; né la provvidenza volle approvare la mia riluttante pigrizia e la mia vile indolenza”.
“Villette” – Charlotte Bronte
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